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Religiosi: p. Weber (verbiti), “discernimento continuo per tutta la durata della formazione”

“A volte le culture che sono gerarchiche possono dare un’immagine distorta della vita religiosa, vedendola come mezzo per raggiungere uno stato elevato, potere e importanza. Oltre ai fattori precedenti, la pressione familiare a diventare un religioso può essere molto forte in alcune culture. L’influenza dei genitori sull’aspirazione vocazionale di un candidato può essere particolarmente problematica in candidati di culture tradizionali in cui la devozione e il riguardo filiale verso le aspettative dei genitori sono particolarmente forti e perfino deterministici per l’identità vocazionale di una persona. Questi candidati potrebbero cercare di entrare nella congregazione per ubbidire ai genitori, limitando la loro libertà di un vero discernimento”. Così padre Mark Weber, segretario per la formazione della Società del Verbo Divino, è intervenuto questa mattina alla 89ª assemblea semestrale dell’Unione superiori generali (Usg) in programma a Roma fino a domani. Perfino tra i formatori e i superiori, ha sottolineato, “a volte vi è la sensazione che una volta che uno è entrato nel processo di formazione, ‘ha una vocazione’ che deve essere ‘salvata’ o ‘protetta’, talvolta nonostante importanti informazioni riguardo al suo atteggiamento e comportamento che indicano che in effetti potrebbe non avere una vocazione per la nostra vita religiosa interculturale. In questi casi il pericolo è che il desiderio di tenere qualcuno nella congregazione possa in effetti impedire il discernimento continuo per tutta la durata della formazione”.

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