Religiosi: p. Vattamattam (clarettiani), “preparare missionari con una formazione adatta al vivere interculturale”

“La destinazione missionaria oggi è da Sud e da Est a Nord e a Ovest con tutte le relative implicazioni (ex colonie, finanziariamente povere, per la maggior parte nuove missioni). Questo cambiamento di contesto del mandato missionario solleva molte sfide e tuttavia porta anche molti doni”. Lo ha affermato oggi pomeriggio padre Mathew Vattamattam, superiore generale della Congregazione dei missionari clarettiani (Cmf), nel corso della 89ª assemblea semestrale dell’Unione superiori generali (Usg) a Roma. Vattamattam ha rilevato come, nel contesto attuale, sia “necessario preparare missionari con una formazione adatta al vivere e al fare missione interculturale”. Ma, ha ammonito, “i giovani candidati debbono avere un buon fondamento nella loro cultura prima di essere inviati in un’altra cultura”. Per questo “è importante aiutare gli studenti a rafforzare quegli aspetti che sono deboli nelle loro rispettive culture”. Vattamattam ha inoltre sottolineato come sia importante “facilitar un apprendimento sistematico della lingua del luogo dove il missionario è inviato” così come l’educare “all’uso dei mezzi di comunicazione e di internet per servire la missione”. “La formazione teologica – ha aggiunto – deve diventare più orientata alla vita e più sperimentale”. Inoltre, “dato che l’evangelizzazione richiede il cammino del dialogo, i programmi di formazione dovrebbero preparare i candidati ad entrare nel dialogo con le culture, le scienze ed altri credenti”. “L’imperativo dell’interculturalità non è un’opzione”, ha concluso Vattamattam, “ma un modo ‘obbligato’ di evangelizzare per i missionari oggi”. Per questo “siamo costretti a prestare la dovuta attenzione al discernimento vocazionale e a un’adeguata formazione per vivere una comunità interculturale e svolgere una missione”.

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