Siria: Fares (ospedale cattolico Damasco), “si stimano 500mila morti e 1,5 milioni di mutilati”

(dall’inviato a Rimini) – A causa del conflitto in Siria “la stima è di 500mila morti – io dico anche di più – e 1,5 milioni di mutilati”. Sono alcuni dati forniti oggi pomeriggio da Joseph Fares, direttore dell’ospedale italiano di Damasco, nel corso dell’incontro dedicato alla Siria che ha chiuso il Meeting di Rimini. Nel suo intervento, Fares ha parlato dei tre ospedali cattolici presenti in Siria, due a Damasco e uno ad Aleppo. E ha fatto un lungo elenco delle cose che mancano nel Paese per via di un conflitto che dura ormai 6 anni. “C’è mancanza di centri sanitari ospedalieri a causa della guerra che ha provocato distruzioni, specialmente nelle zone dove i combattimenti sono più forti”. “C’è mancanza di acqua, di elettricità, di gasolio”, ha aggiunto. “C’è mancanza di risorse umane – ha proseguito – un fatto dovuto a migrazioni, a fughe per evitare il servizio militare”. “Le difficoltà finanziarie rendono le cose difficili – ha continuato – e la mancanza di sicurezza sono ragioni che incoraggiano a lasciare la Siria”. Sul fronte sanitario, “c’è una mancanza di attrezzature mediche, di farmaci salvavita, una mancanza quasi totale di manutenzione e riparazione degli apparecchi sanitari e di ristrutturazione efficace delle strutture ospedaliere”. “Teoricamente – ha spiegato – per la sanità non c’è embargo, ma nella pratica c’è”. Fares ha presentato il progetto “Ospedali aperti”, sostenuto da Avsi e promosso dal card. Zenari, che ha lo “scopo di aiutare i poveri e i bisognosi che attualmente sono la maggioranza della popolazione siriana, offrendo loro la possibilità di accedere gratuitamente ai servizi sanitari che teoricamente dovrebbero fornire gli ospedali pubblici”. Il progetto vuole anche aumentare l’occupazione dei posti letto negli ospedali cattolici, ora “al 50% data l’indigenza dei malati”, e “migliorare l’attrezzatura medica, modernizzare il sistema informatico dell’ospedale, creare centri esterni specialistici per mutilati fisici e psichici della guerra”.

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