Migranti: card. Parolin, “non dimentichiamo, almeno noi, che donne, uomini e bambini sono nostri fratelli”

(dall’inviato a Rimini) – “Per il potere politico è doveroso mettere a punto schemi alternativi ad una migrazione massiccia e incontrollata. È doveroso stabilire un progetto che eviti disordini e infiltrazioni di violenti e disagi tra coloro che accolgono. È giusto coinvolgere l’Europa e non solo essa. È lungimirante affrontare il problema strutturale dei popoli di provenienza dei migranti che, qualora si avvi, richiederà decenni prima di dare frutto. Ma non dimentichiamo, almeno noi, che queste donne, questi uomini e questi bambini sono in questo istante nostri fratelli”. Lo ha affermato questa mattina il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenendo al Meeting di Rimini. Riferendosi al “dibattito civile e politico che si è concentrato su come difenderci dal migrante”, il cardinale ha osservato che riconoscerlo come fratello “traccia una distinzione netta tra coloro che riconoscono Dio nei poveri e nei bisognosi e coloro che non lo riconoscono”. “Eppure – ha aggiunto – anche noi cristiani continuiamo a ragionare secondo una divisione che è antropologicamente e teologicamente drammatica che passa tra un ‘loro’ come ‘non-noi’ e un ‘noi’ come ‘non-loro’”. Abbiamo bisogno di ricomprendere senza superficialità il tema diversità, della sua ricchezza in un quadro di conoscenza e rispetto reciproci”. Secondo Parolin, “questa reazione, spesso indotta dalla paura che presenta sul piano culturale e sociale fenomeni che vanno compresi e governati, attiene ad un più generale smarrimento dovuto ai processi di globalizzazione, soprattutto economici”.

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