Globalizzazione: card. Parolin, “nessun singolo Paese può essere autosufficiente. Su giustizia e pace, Usa e Ue hanno ruolo e responsabilità, di cui sentiamo la mancanza”

(dall’inviato a Rimini) – “In nessun settore della vita sociale troveremo un singolo Paese che possa oggi portarsi a un’altezza autosufficiente di fronte a un problema globale; né è immaginabile la riduzione dei problemi globali alla misura delle singole Nazioni, per quanto esse grandi siano”. Lo ha affermato questa mattina il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenendo al Meeting di Rimini. Secondo il cardinale, “in assenza di un’economia nazionale di cui gli Stati moderni possano rivendicare la guida, non sorprende la tendenza generale, soprattutto nei Paesi autoritari, ma anche in molti leader e movimenti ‘populisti’ di destra e di sinistra, a declinare la sovranità nazionale nei termini di supremazia culturale, identità razziale, nazionalismo etnico e a trovare spesso in questo le ragioni di una repressione del dissenso interno”. “Abbiamo già visto la nostra civiltà prendere commiato e per lunghi periodi del valore della libertà”, ha ricordato Parolin. Per il segretario di Stato vaticano, “la perdita di sovranità economica spinge ad enfatizzare, in maniera surrogatoria e strumentale, un ritorno ad una supposta sovranità culturale”. “Salvo poi – ha proseguito – di fatto praticare politiche neoliberiste, che aprono a ben alti esiti proprio sul piano della globalizzazione”. Si tratta di illusioni strumentali – ha chiarito – che finiscono per minacciare la qualità della democrazia interna ai diversi Paesi e la convivenza pacifica internazionali”. Per Parolin, “la globalizzazione va governata, nei suoi diversi aspetti, regolamentandola sul piano internazionale, secondo una visione che faccia perno sul bene comune”. “Su questo punto, nel quale sono in gioco i valori più profondi della giustizia e della pace – ha precisato -, Stati Uniti e Unione Europea hanno un ruolo e una responsabilità decisivi. E troppo spesso ne sentiamo la mancanza”.

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