“È un chiaro segno dei tempi che dopo 25 anni dalla strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, suo moglie e gli uomini della scorta, l’invito a non dimenticare provenga nella arcidiocesi di Monreale dalla collaborazione stretta tra la comunità ecclesiale di Capaci e un’associazione laica come Addiopizzo”. Esordisce così mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, nell’editoriale di “Terris online”. Oggi ricorre l’anniversario della strage e il presule ricorda che negli ultimi decenni “è maturata nella Chiesa siciliana una chiara, esplicita e ferma convinzione dell’incompatibilità dell’appartenenza mafiosa con la professione di fede cristiana”. Importanti gli interventi di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco, e dell’episcopato siciliano. Compito della Chiesa, avverte, è “aiutare a prendere consapevolezza che tutti, anche i cristiani, alimentiamo l’ humus dove alligna e facilmente cresce la mafia” e “indurre al superamento dell’attuale situazione attraverso la conversione al Vangelo”.
“La resistenza alla mafia – il monito del presule – esige un rinnovato impegno educativo che porti ad un cambiamento della mentalità e dei comportamenti concreti. La Chiesa deve fare presenti le esigenze proprie della conversione cristiana e quindi ricordare, che essa non può essere ridotta a fatto intimistico ma ha sempre una proiezione pubblica ed esige comunque la riparazione. Nel caso del mafioso, la conversione comporta un impegno fattivo affinché sia debellata la struttura organizzativa della mafia, fonte costante di ingiustizie e violenza, che è una presenza che distrugge speranze, ruba il futuro”. Alla comunità cristiana “si richiedono dei gesti originali che interpellino cattolici e laici per la diffusione di una cultura della legalità e per una educazione alla concezione del potere come servizio al bene comune e del denaro come mezzo e non idoli a cui sacrificare tutto”.