Giornata mondiale poveri: card. Bassetti, “reagire alla cultura dello scarto e dello spreco facendo propria la cultura dell’incontro”

“Il Santo Padre ci propone di superare una carità episodica, non coinvolgente, in favore di un impegno fattivo e costante a fianco dei poveri. Se noi cristiani vogliamo incontrare realmente Cristo, dobbiamo toccare il suo corpo piagato in quello dei poveri. Per questo occorre adottare stili di vita diversi: occorre reagire alla cultura dello scarto e dello spreco facendo propria la cultura dell’incontro, dell’andare verso coloro che hanno bisogno”. Lo ha affermato ieri il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, durante la celebrazione eucaristica nella prima Giornata mondiale dei poveri. Per l’occasione ha inaugurato il centro parrocchiale per anziani “Madre Teresa di Calcutta” a San Biagio della Valle, a Marsciano: si tratta di una struttura completamente ristrutturata per volontà dell’attuale parroco don Marco Merlini e del suo predecessore don Primo Alberati, grazie anche ai fondi statali per la ricostruzione a seguito del terremoto del 2009. Come segno importante della vicinanza ai poveri, le offerte raccolte durante la celebrazione, come è avvenuto domenica scorsa in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi perugino-pievese, sosterranno le iniziative socio-caritative della Caritas diocesana, tra cui le opere-segno che accolgono oltre 200 persone all’anno e i quattro Empori della Solidarietà dislocati sul territorio. Nella stessa occasione, il card. Bassetti ha anche celebrato a livello diocesano la Giornata del ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. “Questa madre – ha osservato – piange perché i suoi figli la deturpano, mentre Dio chiama gli uomini a custodire il creato, e di questo dovremo rendere conto”. Non è mancato un riferimento alla visita che ha compiuto in estate ai luoghi colpiti dal terremoto, in particolare ad Amatrice. “Guardando la montagna prospiciente la cittadina – ha ricordato Bassetti – la si vedeva tutta incendiata. Si distinguevano nettamente ben quattro focolai. E mentre il terremoto è una calamità naturale, quell’incendio era opera dell’uomo”. “Ricordiamolo sempre: il rispetto del creato – ha concluso – è rispetto dell’uomo”.

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