Migranti: p. Ripamonti (Centro Astalli), “diritti delle persone non possono infrangersi alle frontiere degli Stati”

Le persone che migrano portano con sé “desideri, speranze e fatiche, ma soprattutto i loro diritti, diritti universali e inalienabili dell’uomo, di ciascun uomo e donna, diritti che viaggiano con le persone e che non possono infrangersi alle frontiere degli Stati”. A ricordarlo è padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, per il quale sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza occorre cambiare punto di vista. Si può guardare alle migrazioni, spiega in una riflessione pubblicata sul sito della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”, “con uno sguardo rivolto al passato secondo schemi di sovranità nazionale che non sanno guardare oltre i confini e programmano il futuro dall’interno di Stati fortificati e apparentemente sicuri, in cui l’orizzonte è precluso da muri ed è tagliato da un filo spinato”. Oppure si può scegliere di avere uno “sguardo rivolto al futuro, cogliendo la carica di novità, creatività e fantasia che le migrazioni portano con sé”.
“Tra queste migrazioni ci sono poi quelle forzate in cui la libertà di restare viene compromessa da guerre, persecuzioni, cambiamenti climatici e la costrizione a migrare spesso si scontra con le politiche di accoglienza di Stati ricchi che non vedono più nell’ospitalità un valore fondante, ma addirittura la capitolazione dell’unità, dell’identità del Paese”, denuncia padre Ripamonti evidenziando che “i migranti forzati che hanno perso il diritto a restare vivono la sofferenza del mettersi in viaggio verso l’ignoto e cercano accoglienza”. Secondo il presidente del Centro Astalli, “essi, che nella loro vita portano i segni di frontiere di ogni tipo, culturali, religiose e sociali, che dividono il mondo, ci parlano di un desiderio di pace, di una ricerca di pace, di un desiderio di un mondo che, ferito a vari livelli, ha bisogno del risanante contributo di artigiani di pace e di lottatori di speranza”. Ecco dunque che, conclude, “accoglierli senza porre preclusioni di principio o ideologiche risana, perché apre un orizzonte di giustizia a cui noi con ottusa caparbietà contrapponiamo frontiere di pregiudizio”.

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