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Cei: visita delegazione Patriarcato russo ortodosso a Roma. Mons. Galantino, “dire parole significative. Come Chiesa non possiamo starcene al balcone”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Dire parole significative che non derivano dalle nostre sensibilità né dai nostri orientamenti, ma che siano realmente espressione del Vangelo che ci invita oggi ad essere come Chiesa lievito in una società che sta vivendo momenti di difficoltà e di tensione”. È questa la missione delle Chiese oggi e a sottolinearla è stato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, accogliendo nella sede della Conferenza episcopale italiana una delegazione del Patriarcato russo ortodosso, in visita in questi giorni a Roma.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Come Chiesa – ha detto Galantino – non possiamo starcene al balcone. Ci sono spazi che dobbiamo imparare ad abitare con responsabilità, con competenza, con discrezione. Non siamo un potere accanto ad un altro potere. Non siamo l’interfaccia né tanto meno il braccio spirituale di nessun potere. Siamo al servizio del Vangelo e di tutti coloro al quale il Vangelo è stato annunziato”. Il segretario generale ha quindi espresso la gioia e il ringraziamento alla delegazione russa per la loro presenza a Roma. Una visita – ha detto – che aiuta “a centrarci di più nella nostra missione in un’Europa attraversata purtroppo anch’essa da situazioni che richiedono una parola chiara, bella, di speranza ma anche una parola di grande realismo, su tutti i temi. Come credenti, come Chiese d’Europa non possiamo tirarci dall’altra parte”. Il segretario generale della Cei ha parlato alla delegazione russa della “sofferenza dei nostri fratelli di fede che sono stati sfrattati dalle loro terre, dei cristiani della Piana di Ninive, dei popoli in Africa”. Ma anche di profughi e immigrati. “Non spetta a noi come Chiese definire le politiche della mobilità umana. Spetta a noi come credenti essere presenti laddove c’è un bisogno, rispondendo unicamente spinti da quell’‘Ero forestiero e mi avete accolto’. Grazie per essere venuti qui – ha concluso -, preghiamo reciprocamente perché la nostra possa essere una testimonianza credibile in questo mondo”.

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