Colombia: elezioni presidenziali. Cadahia (Università Javeriana) al Sir: “Petro può vincere se appoggiato dal miglior liberalismo progressista”

“Io penso che Petro possa vincere in un Paese come la Colombia e la sua possibilità di governo dipenderà dalla responsabilità storica del miglior liberalismo progressista, cioè dai candidati Humberto de la Calle e Sergio Fajardo, oltre che dallo stesso Santos, visto che una parte del suo cuore è in realtà democratico”. Questo il parere della professoressa Luciana Cadahia, docente di Filosofia alla Pontificia Università Javeriana di Bogotá e alla Flacso (Facoltà latinoamericana di scienze sociali), esperta di populismo e teorie politiche, in merito al primo turno delle elezioni presidenziali in Colombia, che hanno stabilito un ballottaggio tra la destra di Iván Duque, delfino dell’ex presidente Uribe, e la sinistra di Gustavo Petro.
“Non credo che la Colombia sia un Paese conservatore – prosegue la docente –, se così fosse le élite governerebbero senza problema. Invece non è così. Non bisogna dimenticare che le distinte strutture di violenza in Colombia – narcotraffico, guerriglie, paramilitarismo – sono alimentate dalle stesse élite – anche se a volte esse sfuggono loro di mano – per mantenere nel terrore il popolo colombiano e neutralizzare il suo spirito di emancipazione. La morte di tanti leader sociali è la conferma è un esempio del fatto che la Colombia non è un Paese di destra. Oltre a questo, non bisogna dimenticare che non molti anni fa si è ricorsi allo sterminio di un partito politico intero per impedire l’ascesa al potere dei progressisti”.
Inoltre, aggiunge Cadahia, “non penso che in Colombia si viva una polarizzazione. È un termine che non mi piace e solitamente viene usato per stigmatizzare la politica stessa. La politica,per sua essenza è conflittuale e democratica allo stesso tempo, cioè esplicita le differenze e le tensioni sociali senza però uscire dalle regole del gioco democratico. Proprio per questo apprezzo la tensione politica che si è respirata in questa campagna elettorale in Colombia. In un paese dove muoiono leader sociali, campesinos e attivisti, mi sembra che poter tradurre questa violenza fisica, propria della logica del nemico, in un conflitto di idee, propria della logica dell’avversario, sia un trionfo della cultura politica in un Paese”.

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