Ventimiglia: Marmo (Caritas) dopo chiusura s.Antonio, “preoccupazione per donne e minori”

Il trasferimento dei minori e delle famiglie accolte nella chiesa di s.Antonio a Ventimiglia verso il centro gestito dalla Croce Rossa al parco Roja “non pone fine alle criticità dell’accoglienza” dei migranti in transito nella città ligure. “Anzi per certi versi potrebbe amplificarle”. Ne è convinto il direttore della Caritas di Ventimiglia-Sanremo, Maurizio Marmo, che riflette sui cambiamenti in corso nella città alla frontiera francese. “Il primo elemento di criticità – osserva al Sir il direttore – è certamente rappresentato dalla presenza all’interno del campo, seppur in spazi teoricamente separati, di uomini, donne e minori (per cui sarebbe auspicabile una struttura a sé stante). A regime i posti arriveranno ad essere circa 480, con la possibilità di ulteriori ampliamenti, e questa promiscuità è un problema specie per i soggetti più vulnerabili e bisognosi di assistenza. In secondo luogo, preoccupa la distanza del centro, posto a circa 4 km dalla stazione, e raggiungibile attraverso una strada poco illuminata. Percorso lungo il quale, nei mesi scorsi, si sono verificati anche degli incidenti (uno dei quali mortale sia per un richiedente asilo, che camminava lungo la strada, sia per un italiano, in motorino ndr)”. Ma la preoccupazione ancora maggiore è che i migranti in transito, molti dei quali restano in città solo pochi giorni, possano decidere di non recarsi al campo, anche per evitare l’identificazione, preferendo ricorrere a ripari di fortuna lungo il corso del fiume Roja. “Non esiste un numero preciso di quante siano le persone oggi senza accoglienza – conclude Marmo -, ma ogni mattina alla Caritas serviamo circa 400 colazioni e la maggior parte di queste è migrante che non ha passato la notte al campo. Il nostro timore è che tra loro possa crescere il numero di minori e donne che, fino a pochi giorni fa, erano invece accolti a S. Antonio”.

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