Venezuela-Colombia: padre Bortignon (scalabriniano), “via dal regime di Maduro anche militari e amministratori locali”

Di recente, si nota anche un’evoluzione tra le persone che arrivano dal Venezuela alla frontiera colombiana di Cúcuta. Lo spiega al Sir padre Francesco Bortignon, scalabriniano, direttamente dalla città colombiana: “Ci sono anche persone che lavoravano per lo Stato, sindaci, assessori comunali, militari, funzionari, leader sociali. Scappano per proteggersi, anche se si tratta di schegge. L’Esercito, in gran parte, è stato letteralmente comprato dal governo di Maduro”.
Gli Scalabriniani sono coloro che maggiormente operano nel territorio, con due centri di accoglienza oltre alla parrocchia che gestiscono. Attiva anche la diocesi, che ha aperto delle mense. “Siamo passati da circa 50 ospiti al giorno ad oltre 150, qualche volta arriviamo a 200”, spiega il missionario. Oltre all’accoglienza umanitaria, sociale e psicologica, “offriamo anche un servizio di carattere legale, aiutiamo i migranti a ottenere i visti umanitari”. Da qualche settimana infatti l’Ufficio per le migrazioni della Colombia ha garantito tali visti, almeno per coloro che sono entrati nel Paese fino al 28 luglio.
Padre Bortignon dedica, infine, qualche parola sull’accoglienza dei colombiani rispetto ai profughi venezuelani: “Qualche timore c’è, qualcuno teme che aumentino i furti e la prostituzione. Ma molti sono anche coloro che cercano di aiutare queste persone, che sono in tutta evidenza migranti forzati. Va poi messo in evidenza che questa zona vive già di suo condizioni di forte arretratezza. Cúcuta è una città di frontiera nel peggior senso del termine, è una città che vive di contrabbando. Il 75% della popolazione o è disoccupato o vive di lavori occasionali. Nella parrocchia che seguiamo abbiamo aiutato ad avviare delle micro-imprese, ora abbiamo avviato un progetto per 28 famiglie, con l’obiettivo che possano sostenersi con il loro lavoro. Anche qui ci sono tanti ‘desplazados’, i colombiani che sono scappati dalle loro case e dalle loro terre a causa del conflitto degli ultimi decenni”.

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