Alimentazione: Coldiretti/Iké, “il 66% degli italiani preoccupati dell’impatto di quello che mangiano sulla salute”

“Due italiani su tre (66%) sono preoccupati dell’impatto di quello che mangiano sulla salute, anche per effetto del ripetersi di emergenze sanitarie che hanno caratterizzato l’ultimo secolo, dalla mucca pazza fino allo scandalo delle uova contaminate”. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti/Ixé divulgata dopo i primi sequestri anche in Italia, che figura tra i 15 Paesi ad aver ricevuto uova dalle aziende coinvolte nello scandalo delle uova contaminate in Olanda con l’insetticida Fipronil. Prima l’emergenza mucca pazza (Bse) del 2001, poi nel 2005 l’allarme aviaria e nel 2008 la carne alla diossina dall’Irlanda che hanno causato morti, drastici cali nei consumi e perdite miliardarie. Nel 2011 “a rovinare l’estate è stato il batterio killer, che fece salire ingiustamente i cetrioli sul banco degli imputati per poi scoprire che erano i germogli coltivati in Germania i responsabili dell’epidemia da ‘E-Coli’ che ha messo in allarme l’intera Europa”. Nel 2013 è toccato alle polpette di carne di cavallo “spacciata per manzo che ha coinvolto primari gruppi industriali europei con un giro di frodi milionario”. “L’esperienza di questi anni – sottolinea la Coldiretti – dimostra che con la globalizzazione dei mercati le emergenze alimentari si diffondono rapidamente nei diversi continenti e che quindi le norme per favorire gli scambi commerciali soprattutto nell’agroalimentare vanno accompagnate da un impegno per il rispetto del principio della precauzione e nel rafforzamento dei controlli a garanzia della sicurezza alimentare dei cittadini, ma purtroppo non viene fatto, a partire dal Trattato di libero scambio con il Canada (Ceta) in corso di ratifica in Italia”. Secondo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, “l’Italia che è leader europeo nella qualità e nella sicurezza alimentare ha il compito di svolgere un ruolo di apripista nelle politiche comunitarie alimentari comunitarie che troppo spesso spingono all’omologazione ed ad un livellamento verso il basso”. “Una misura che si è dimostrata efficace in questi anni, dalla mucca pazza all’aviaria, è stata l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti senza attendere che si verifichino le emergenze, ma – precisa Moncalvo – va anche tolto il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero per consentire interventi mirati”.

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