Ong e salvataggi: missionari scalabriniani, “portare le prove, non giocare con le vite umane”

“L’urgenza è portare le prove, non giocare con le vite umane”: lo ribadiscono oggi i missionari scalabriniani a proposito del presunto rapporto tra ong e trafficanti di uomini e relativi “schieramenti faziosi e con espliciti secondi fini”. “Siamo consapevoli che vi siano differenze tra le diverse organizzazioni che operano nel Mediterraneo nel salvataggio di vite umane, ma se qualcuno prefigura per alcune un reato, ossia il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, occorrono prove, non prese di posizione ideologiche”, ha affermato padre Gianni Borin, superiore dei missionari scalabriniani operanti in Europa ed Africa. “Oggi che la comunicazione viaggia a velocità supersonica e sui social media ognuno può arrogarsi il diritto di esprimersi su qualsiasi avvenimento, è necessario vigilare ancora di più sulla veridicità dei fatti contro il fenomeno in aumento delle fake news”, ha aggiunto padre Borin, ricordando che tra le varie Ong che operano nel Mediterraneo “in queste ore difficili e sotto il tiro mediatico e politico” vi sono “i giovani della Jugend Rettet di Berlino, partiti con un fundraising dal basso per realizzare l’impresa”. “Le accuse alle organizzazioni, rispedite finora al mittente dalle ong interpellate, dovrebbero invece scuotere la politica e provocare un serio dibattito legislativo sul tema della mobilità umana”, sottolinea. I missionari scalabriniani ribadiscono perciò “la priorità di creare corridoi umanitari per frenare il reale traffico di esseri umani che avviene ben prima delle coste nordafricane” ma esprimono “sconcerto per il perdurare del silenzio dell’Ue sul tema migratorio”.

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