Diocesi: mons. Semeraro (Albano), no a “clericalismo” e a “pastorale accidiosa”. Sì a “pastorale generativa” e a “sinodalità”

Per “uscire dalla tenda” sono quattro i passi indicati da mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano. Nella sua prolusione, questa sera al Convegno diocesano 2018, intitolata “Ravvivare il desiderio. Per un discernimento rimedio all’immobilismo”, il presule richiama l’invito del Signore ad Abramo e suggerisce quattro vie. La prima è “non immaginarci più in una situazione di christianitas”, ossia di “esistenza del cristianesimo nella storia caratterizzato da una sorta di sovrapposizione tra appartenenza alla Chiesa e alla società stessa e da una interpretazione del cristianesimo in termini di ‘religione civile’”. Il secondo passo consiste nel “farla finita con una pastorale celibataria” per “portare l’attenzione” su una “pastorale generativa”. Una pastorale che non “lascia eredi”, afferma, “non è generativa; una pastorale che non procede in stile di sinodalità, non è generativa….”. Di qui il richiamo a Papa Francesco e all’Evangelii Gaudium: “In questo principio non soltanto sono privilegiati i processi, ma pure la sinodalità e la ‘restituzione’, ossia il passaggio ad altri del testimone”. Il terzo passo consiste “in un abbandono deciso del clericalismo per aprirsi fattivamente ad una rinnovata fiducia nelle capacità e nelle competenze dei nostri fedeli laici”. Già Benedetto XVI, ricorda Semeraro, “ebbe a sottolineare la necessità di ‘evitare la secolarizzazione dei sacerdoti e la clericalizzazione dei laici’” Questi ultimi devono impegnarsi a “esprimere nella realtà, anche attraverso l’impegno politico, la visione antropologica cristiana e la dottrina sociale della Chiesa”. Infine l’abbandono di “una pastorale accidiosa” di cui scrive Francesco in Evangelii gaudium, e l’assunzione di un “atteggiamento di cristiana fierezza di fronte alle sfide attuali”.

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