Educazione: Pestelli (Cei), “il catechista? Tessitore che annoda i fili”. Rivedere la pastorale

“Cambiamo le nostre pastorali: non siano di organizzazioni, ma di relazioni. Dobbiamo cominciare a incontrare i nostri ragazzi, a conoscere le loro realtà. Toccando la vita degli altri diventiamo profeti, annunciatori. Anche la persona con disabilità è chiamata alla santità e la sincerità del suo volto rivela la pienezza della presenza di Dio”. Lo ha detto Fiorenza Pestelli, docente, collaboratrice del Settore disabili dell’ufficio catechistico della Cei, intervenendo sabato pomeriggio a Cosenza nel corso del Convegno catechistico sulla disabilità. “Noi abbiamo la responsabilità di far realizzare la loro vita in pienezza all’interno della comunità, senza tenerli parcheggiati, facendo sì che la celebrazione sia un motivo di incontro con il Signore”, ha detto la formatrice nel corso dell’evento, intitolato “Catechisti: tessitori di relazioni nella fragilità contemporanea”. Descrivendo il compito del catechista, Pestelli ha ricordato come oggi “il tessitore è colui che annoda fili e questo secondo me è il catechista. L’annuncio e l’ascolto, per essi, sono il tempo e il luogo dell’incontro con la sollecitudine di Dio”. Un incontro che spesso sembra produrre “pochi risultati”, senza però cambiare la vocazione del catechista: “siamo chiamati comunque a lavorare per portare i ragazzi all’incontro con Cristo mettendo in gioco la nostra fede”. Per Fiorenza Pestelli “bisogna che il catechista si attivi con responsabilità trovando mezzi, strumenti perché nessun ragazzo sia escluso. Tutti devono avere l’accesso, tutti devono partecipare”.

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