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Papa Francesco: udienza, “ho voluto esprimere solidarietà al Bangladesh nel suo impegno di soccorrere i profughi Rohingya”

(L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

“La popolazione del Bangladesh è in grandissima parte di religione musulmana, e quindi la mia visita – sulle orme di quelle del beato Paolo VI e di san Giovanni Paolo II – ha segnato un ulteriore passo in favore del rispetto e del dialogo tra il cristianesimo e l’islam”. È il bilancio della seconda tappa del suo 21° viaggio apostolico internazionale, in Bangladesh. “Alle Autorità del Paese – ha detto il Papa agli 8mila fedeli riuniti oggi in Aula Paolo VI – ho ricordato che la Santa Sede ha sostenuto fin dall’inizio la volontà del popolo bengalese di costituirsi come nazione indipendente, come pure l’esigenza che in essa sia sempre tutelata la libertà religiosa”. In particolare, “ho voluto esprimere solidarietà al Bangladesh nel suo impegno di soccorrere i profughi Rohingya affluiti in massa nel suo territorio, dove la densità di popolazione è già tra le più alte del mondo”, ha proseguito il Papa a proposito del momento culminante del viaggio, di cui “uno degli eventi più significativi e gioiosi” è stata la Messa celebrata nello storico parto di Dacca e dall’ordinazione di 16 sacerdoti. “Sia in Bangladesh come anche in Myanmar e negli altri Paesi del sudest asiatico, grazie a Dio le vocazioni non mancano, segno di comunità vive, dove risuona la voce del Signore che chiama a seguirlo”, l’omaggio del Papa: “Ho condiviso questa gioia con i vescovi del Bangladesh, e li ho incoraggiati nel loro generoso lavoro per le famiglie, per i poveri, per l’educazione, per il dialogo e la pace sociale. E ho condiviso questa gioia con tanti sacerdoti, consacrate e consacrati del Paese, come pure con i seminaristi, le novizie e i novizi, nei quali ho visto dei germogli della Chiesa in quella terra”.

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