Referendum trivelle: mons. Santoro (Taranto), “è possibile un modello di sviluppo diverso”

“Non rinunciamo a votare al referendum del 17 aprile. Utilizziamo bene questo diritto di espressione. Per non votare deve esserci una ragione gravissima di vita o di morte”. A dirlo è monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, a Bari nel convegno “Referendum trivelle: e tu cosa farai?”, organizzato dall’associazione studentesca “Obiettivo studenti”. “Per le caratteristiche del nostro territorio – continua monsignor Santoro -, già provato da un tipo di sviluppo industriale che ha portato lavoro ma anche ricadute disastrose su salute e ambiente, mi oriento al ‘sì’. Desidero un segnale chiaro: non dipendiamo solo da carbone e petrolio ed è possibile un modello di sviluppo diverso, un modello di vita più sobrio come il Papa ci indica nella Laudato si’”. Una scelta non solo ambientale, ma una richiesta di politiche energetiche nuove: “Non c’è un grande vantaggio lavorativo nel nostro territorio derivato da queste situazioni. Dobbiamo ripensare a un modello di sviluppo che favorisca il lavoro. Al Sud abbiamo il 54% di disoccupazione giovanile che non è rimediata dagli interventi sulle trivelle. Bisogna prendere di petto la questione e intervenire con una strategia specifica per vincere la disoccupazione, quella giovanile nel Sud in particolare. E poi curare la possibilità che in un territorio già ferito non accadano più incidenti sul lavoro e ulteriori aggressioni all’ambiente”.

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