Vescovi Irlanda: aborto sempre “gravemente immorale”. Vita “è sacra da concepimento a morte naturale”

I vescovi irlandesi intervengono nel dibattito pubblico sull’abrogazione dell’ottavo emendamento della Costituzione della Repubblica d’Irlanda che equipara i diritti del nascituro a quelli della madre. Il governo ha deciso di sottoporre la questione ad un’Assemblea cittadina; per questo la Conferenza episcopale irlandese ha elaborato un testo da sottoporre alla stessa Assemblea. Nel documento, intitolato “Two Lives, One Love” e disponibile nelle prossime settimane in tutte le parrocchie, viene tra l’altro ribadita “la sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale”, sottolineato il “bilanciamento dei diritti” contenuto nella Costituzione, mentre l’aborto viene definito “gravemente immorale in tutte le circostanze”. Sostenere una “cultura della vita”, scrivono i presuli, “è nell’interesse di ogni generazione e ci definisce come società”. L’abrogazione dell’emendamento “non servirebbe a nulla se non a ritirare il diritto alla vita da alcune categorie di nascituri” e “cambierebbe radicalmente il principio, per tutti i bambini non nati e in effetti per tutti noi, che il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale”. Dai vescovi “preoccupazione” per” il linguaggio utilizzato con l’intenzione di spersonalizzare alcune categorie di nascituri in un modo che tenta di normalizzare l’aborto”. Migliaia di irlandesi, si legge ancora nel documento, “sono vivi come diretta conseguenza della promulgazione dell’ottavo emendamento”. Crediamo, concludono i vescovi, “che ogni bambino non ancora nato, a prescindere dalla sua condizione medica o dalle circostanze della sua nascita, abbia il diritto di essere trattato allo stesso modo di fronte alla legge” e che in presenza di una donna incinta gravemente malata occorra fare “ogni sforzo per salvare la vita della madre e del bambino”. L’aborto “non è un trattamento medico”.

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