Ue: Istituto Toniolo, “oltre il 60% dei giovani italiani rivendica un ruolo attivo nei processi decisionali per politiche giovanili”

Oltre il 60% dei giovani italiani mostra il desiderio di manifestare un proprio protagonismo positivo all’interno dell’Europa, sia come impegno sociale che politico. In particolare emerge una alta consapevolezza della necessità di avere un ruolo forte nei processi decisionali collettivi e in particolare nelle politiche che li riguardano. Questi i dati emersi dal focus “I giovani e il desiderio di protagonismo in una nuova Europa” che verrà presentato oggi a Bruxelles – da Alessandro Rosina, docente di demografia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e coordinatore del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo – nell’ambito del convegno “Meetalents” sui talenti italiani nel mondo. Gli under 34 italiani – si legge in una nota – auspicano un ruolo attivo delle nuove generazioni nella definizione delle politiche giovanili all’interno dei singoli Stati che aderiscono all’Unione Europea. Solo il 5,8% ritiene che i giovani non dovrebbero occuparsene e che a decidere deve essere solo politici e tecnici di esperienza. Tra le tematiche prioritarie c’è il lavoro (indicato da quasi il 30%), la formazione, la partecipazione sociale, lo sviluppo dei talenti (tutte attorno al 15%), sopra il 10% anche l’inclusione sociale e i grandi temi delle sfide globali. Lo studio è stato realizzato dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo con l’Agenzia nazionale giovani. I dati derivano da due indagini rappresentative dei giovani tra i 18 e i 34 anni. La prima è stata condotta a metà luglio 2016 sui sei Paesi dell’Ue più popolosi, inclusa la Gran Bretagna appena uscita (gli altri sono: Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia), su un campione di circa 1000 giovani in ciascun Paese. La seconda è stata condotta a inizio ottobre 2016 su oltre 6 mila giovani italiani. Gli intervistati desidererebbero vedere un salto di qualità sulla capacità di esprimere una linea e un’azione dell’Unione europea sia verso l’esterno, nello scenario internazionale, sia all’interno, in particolare rispetto alla realizzazione di vere politiche comuni efficaci su lavoro e welfare (68,4% in Italia; il 65,6% in Spagna; il 62,4% in Polonia; il 57,4% in Germania; il 54,1% in Gran Bretagna; il 52,2% in Francia). Gli italiani sono tra i più critici rispetto alla vera intenzione e capacità di rilanciare il progetto europeo, ma sono anche quelli che più lo desiderano e lo auspicano. Una posizione comune sui temi di politica internazionale è chiesta dal 52,2% dei francesi, fino ad arrivare al 68,4% degli italiani. I Paesi nei quali i giovani si trovano più in difficoltà occupazionale tendono ad essere, inoltre, anche quelli più sensibili alle esigenze di una politica sociale comune: il valore più alto è toccato infatti dall’Italia (72,7%) mentre il più basso è quello della Germania (54,8%). In ogni caso, prevale per tutti l’idea che il proprio paese abbia maggiori possibilità di essere competitivo nel mercato globale non agendo da solo in autonomia, ma come parte di una strategia europea comune. In tutti i paesi chi pensa sia vincente una strategia comune supera chi preferirebbe vedere il proprio paese agire da solo (per l’Italia i primi, pari al 58%, sono quasi il doppio dei secondi, pari al 29,3%). I più convinti appaiono essere i paesi del Sud Europa. Più indecisi, invece, francesi tedeschi. “Lo studio evidenzia – spiega Rosina – la necessità di rafforzare la domanda di Europa espressa dai giovani. Nel contempo è necessaria anche una politica che dia segnali concreti che l’Europa che si vuole realizzare è quella che rafforza le opportunità delle nuove generazioni ed in grado di esprimere una posizione comune nel mondo. I giovani vogliono un miglior futuro in una migliore Europa, con un ruolo attivo nel realizzarlo”.

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