Paesi arabi: Rapporto Onu, disoccupazione giovanile relega un terzo della popolazione in una condizione potenzialmente esplosiva

Nei Paesi arabi, una persona su due ha meno di 25 anni e tre su dieci sono in una fascia d’età compresa tra i 15 e i 29. Questi ultimi sono circa 105 milioni di ragazze e ragazzi molto più istruiti rispetto ai loro genitori e ai loro nonni. Potenzialmente potrebbero far compiere un importante balzo in avanti all’economia e alla società dei loro Paesi. Avrebbero tutte le carte in regola per segnare una svolta importante, ma gli alti tassi di disoccupazione e la marginalità in cui sono costretti li relega – di fatto – in una condizione frustrante e potenzialmente esplosiva. È quanto emerge da un recente rapporto (Arab Human Development Report 2016: Youth and the prospects for human development in a changing reality) pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) e rilanciato da Terrasanta.net. Il Rapporto evidenzia, innanzitutto, gli alti livelli di disoccupazione tra i giovani che vivono nella regione (che per l’agenzia Onu include i Paesi della sponda sud del Mediterraneo e quelli del Golfo Persico, compresi Somalia e Gibuti). S tratta di 3 giovani su 10, il doppio rispetto alla media mondiale (in Italia a fine ottobre la percentuale dei giovani senza lavoro tra i 15 e i 24 anni era del 36,4%, secondo l’Istat). Una situazione che potrebbe anche peggiorare: se non ci saranno interventi concreti, entro il 2020 una nuova generazione di giovani arabi (circa 60 milioni di persone) potrebbe restare esclusa dal mercato del lavoro. A segnare in maniera profonda le condizioni di vita e le aspettative di futuro dei giovani nel mondo arabo sono la crescente diseguaglianza in termini economici, la diffusione di attacchi terroristici e conflitti che determinano un’altissima percentuale di profughi e sfollati interni (il 57,5% dei profughi di tutto il mondo si trovano in questa regione). Nonostante ciò il rapporto mostra che “la maggior parte dei giovani nella regione araba non ha alcun desiderio di impegnarsi in gruppi estremisti violenti. Respingono la violenza sia per quanto riguarda i gruppi estremisti sia per quanto riguarda i terroristi”. Per evitare che disoccupazione, povertà e marginalità dei giovani possa portare a nuove proteste, il Rapporto sottolinea che è urgente che i governi locali intervengano per dare una risposta alle loro esigenze, affrontando i temi della partecipazione civica, dell’istruzione, dell’accesso al mercato del lavoro e delle legittimazione delle donne.

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