Diocesi: mons. Trevisi (Trieste), “san Giusto ha dato la vita ma è vivo”. “Bella una società che investe sui giovani”

“A tutti dico grazie per come mi state accompagnando in questi miei primi passi e a tutti chiedo scusa per i miei limiti e la mia inesperienza. E per tutti prego San Giusto, che interceda per la nostra città e la nostra diocesi. Per le famiglie, per i giovani, per chi sta male”. Lo ha affermato il vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, per il pontificale di San Giusto martire, patrono della città e della diocesi di Trieste. Trevisi ha tratteggiato la figura del patrono, con una serie di riferimenti all’attualità, pensandolo – ha affermato – “come un giovane, che ha dato la vita, che è stato legato a grosse pietre ma che è vivo”. “Che società siamo se ci limitiamo a condannare i nostri giovani, a parlarne male, a lamentarci di essi? […] Sarebbe bella una società nella quale si investe sui giovani, si crede nei giovani. Non li si giudica, ma semmai insieme a loro ci si appassiona per cose belle e impegnative: il lavoro in una sostenibilità integrale, la giustizia e la pace tra i popoli, la famiglia come luogo stabile di affetti e relazioni di qualità, l’attenzione ai poveri che sempre più ci circondano”.
“Ci sono giovani che – pur frastornati e tentati – stanno provando a rischiare la vita per ragioni grandi, per un mondo diverso, per una giustizia e una pace che siano segno di Cristo e non mediazioni al ribasso. Ci accorgiamo di quelli che con passione si impegnano nelle nostre Università, nel soccorrere i poveri, nel fare volontariato internazionale, in un’autentica formazione integrale di sé, dove si coniuga spiritualità, intelligenza e carità?”. Il vescovo ha aggiunto: “Ci sono uomini e donne che pur nell’inverno demografico rischiano e spesso in una cultura che esalta solo l’egoismo si spendono nella gioia per i propri figli. Ci sono malati che restano dentro la vita impegnati ad amare e sorreggere”. E ancora: “Io benedico Dio per quella signora sulla carrozzina che mi scrive: io non posso fare la volontaria al dormitorio di notte, ma ogni mattina e ogni sera vi ricordo nella preghiera. Io benedico Dio per quell’anziano che telefona e dice: io ho novant’anni e non posso venire a fare il volontario ma mando un’offerta. Io benedico Dio per quel malato paralizzato a letto che mi interpella per trovare casa a quei profughi i cui figli si sono inseriti nella scuola ma che rischiano di perdere l’alloggio. Io ringrazio Dio perché San Giusto è vivo in mezzo a noi e prende le sembianze di tanti che, anche pagando il prezzo dell’incomprensione, si stanno spendendo coraggiosamente nell’amore, guardando l’orizzonte infinito del nostro mare, l’orizzonte infinito dell’amore di Dio ricevuto”.

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