Messico: emergenza migranti, la capitale al collasso. Le denunce di Medici senza frontiere e arcidiocesi

Le esigenze umanitarie della popolazione migrante di Città del Messico si fanno sempre più pressanti a causa della scarsità di strutture d’accoglienza. La denuncia arriva da più parti, in particolare da Medici senza frontiere (Msf) Messico e dall’arcidiocesi di Città del Messico, in due distinte prese di posizione. L’ong segnala che dal Parco Giordano Bruno, vicino agli uffici della Commissione messicana per l’aiuto ai rifugiati (Comar), alla periferia della Central de Autobuses Norte o in un parco trasformato in rifugio nel quartiere di Tláhuac, nel sud, le persone devono affrontare gravi limitazioni nell’accesso a un alloggio decente che permetta loro di lasciare la strada e il sovraffollamento a cui molti di loro sono stati costretti a causa di questa grave carenza. “Abbiamo notizie di rifugi al 200 o 300 per cento della loro capacità e di centinaia di persone che vivono per strada, tra cui donne e minori”, afferma Israel Reséndiz, coordinatore dell’équipe mobile di Medici senza frontiere a Città del Messico.
Dal canto suo, in una nota, l’arcidiocesi di Città del Messico fa sapere che “tutti gli spazi ecclesiali di accoglienza a Città del Messico sono saturi e che centinaia di migranti si trovano in situazioni di strada e quindi in una situazione di vulnerabilità e mancanza di protezione”.
Da qui, una serie di considerazioni. “Stiamo facendo del nostro meglio per coordinarci con il mondo accademico, le organizzazioni della società civile e le agenzie umanitarie con il mandato di applicare i quadri internazionali e gli accordi regionali per garantire i migliori sforzi a beneficio dei migranti e dei rifugiati”, segnala la nota.
Le Case dei migranti, la rete ecclesiale di strutture d’accoglienza, “sono parte della soluzione, e non dei problemi che le migrazioni non gestite correttamente portano con sé: piazze, parchi, stazioni degli autobus, marciapiedi e strade con persone in condizioni disumane che affrontano rischi e vulnerabilità nella loro sicurezza, cibo, salute. Siamo particolarmente preoccupati per i bambini e gli adolescenti, così come per le donne incinte e gli anziani”.
L’arcidiocesi, inoltre, esprime “preoccupazione per le azioni di sgombero forzato, i trasferimenti in stazioni migratorie e le deportazioni negli Stati meridionali del Messico” e chiede “il massimo impegno per fornire soluzioni reali, durature e complete”, nell’auspicio che “Città del Messico, stabilita nella propria Costituzione come ‘Città santuario’, sia una città ospitale che rispetta i diritti di tutte le persone, indipendentemente dal loro status migratorio”.

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