Colombia: uccisioni e minacce agli indigeni nel Cauca e nel Vichada. 97 vittime nell’ultimo anno in tutto il Paese

La Giornata internazionale per i popoli indigeni indetta dall’Onu lo scorso 9 agosto è stata accompagnata in Colombia da crescenti minacce ai popoli originari. Il vicario apostolico di Puerto Carreño, mons. Francisco Antonio Ceballos, ha condannato in una nota le minacce ricevute da leader ed esponenti di associazioni indigene del dipartimento del Vichada e della valle dell’Orinoco. Scrive il vescovo: “Condanniamo le minacce contro la vita umana rivolta a qualsiasi persona e invitiamo le autorità nazionali, dipartimentali e comunali a cercare la maniera per prevenire qualsiasi azione che attenti contro la vita umana e turbi la pace e la tranquillità della nostra regione”.
A causa delle minacce, si sono dovute sospendere a Puerto Carreño le celebrazioni pubbliche programmate per la giornata del 9 agosto.
Un allarme ancora più forte giunge dal dipartimento meridionale del Cauca, attraverso l’Onic (Organizzazione nazionale indigena della Colombia) e il Consiglio regionale indigeno del Cauca (Cric). Il 10 agosto tre guardie indigene del popolo Nasa sono state assassinate, facendo salire il tragico bilancio dell’ultimo mese a sei vittime, 15 attentati e 30 minacce. L’organizzazione, a proposito delle ultime uccisioni, parla di “Massacro premeditato” e di “strategia di sterminio” portata avanti da gruppi armati, bande criminali e cartelli di narcotrafficanti, facendo in particolare il nome del Cartello di Sinaloa.
Secondo l’Onic sono 97 nell’ultimo anno, cioè dall’avvio del governo Duque, gli indigeni assassinati; 159 quelli uccisi dopo la firma degli accordi di pace.

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