Usa: riprendono le esecuzioni capitali. Vescovi, “gravemente dannoso per il bene comune”

foto SIR/Marco Calvarese

(da New York) Dopo l’annuncio del Dipartimento di giustizia americano che riprenderanno le esecuzioni capitali, interrotte dal 2003, molti leader religiosi hanno espresso la loro contrarietà, invitando il Dipartimento a ritornare sui suoi passi, soprattutto perché ben 25 Stati hanno scelto di non applicarla. Inoltre, secondo recenti sondaggi, il 49% degli americani non si è espresso in maniera favorevole, perché la pena capitale è contraria alla vita e non è garanzia di difesa delle persone, per questo va esclusivamente applicata procedimenti con esiti giudiziari certi. “Sono profondamente preoccupato per l’annuncio del Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti che ripristinerà, dopo molti anni, la pena di morte come una forma di punizione”, ha dichiarato il vescovo Frank J. Dewane, presidente della Commissione per la giustizia e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale Usa. Mons. Dewane sollecita i funzionari federali ad “abbandonare i piani annunciati per le esecuzioni”, tenendo conto anche della richiesta di Papa Francesco che già dal 2015 si è battuto per “l’abolizione globale della pena di morte “. Anche l’arcivescovo di Chicago, card. Blase J. Cupich, ha definito l’annuncio “gravemente dannoso per il bene comune, in quanto annulla la dignità data da Dio a tutti gli esseri umani, anche a coloro che hanno commesso crimini terribili”, proprio mentre Papa Francesco ha ordinato una revisione del catechismo della Chiesa cattolica per dire che la pena capitale è “inammissibile perché è un attacco all’inviolabilità e alla dignità della persona”. Ha sollevato scalpore che ad annunciare la decisione del governo sia stato il procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr, un cattolico noto per il suo impegno in progetti a favore degli svantaggiati, ma che non ha mai nascosto le sue simpatie per la pena capitale nonostante le decise condanne dei vescovi. In tanti hanno chiesto che non si accosti ai sacramenti finché non esprime un atto di condanna sulla decisione intrapresa dal Dipartimento che presiede.

Attualmente, nel braccio della morte federale del penitenziario di Terre Haute in Indiana, sono detenuti 61 uomini e una donna: tra loro c’è l’attentatore della maratona di Boston e il killer della chiesa battista della Carolina del Sud. Intanto in Texas oltre 180 leader religiosi, tra cui 18 cattolici, hanno inviato una richiesta al Dipartimento di giustizia penale delloStato per chiedere di modificare una norma che, dal 23 luglio, vieta ai cappellani e ai ministri del culto di essere presenti nelle camere di esecuzione. “Il clero ha il diritto di servire coloro che si sono affidati alle loro cure, fino al momento della morte compreso. Lo stato non può e non dovrebbe tentare di regolare il conforto spirituale”, hanno scritto nella loro petizione.

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