Parrocchie: Settimana Cop. “Aiutare la comunità a passare dalla collaborazione alla corresponsabilità”

“Non è il numero di preti che fa la Chiesa, ma il popolo di Dio se sa ridire il vangelo alle giovani generazioni, sa confrontarsi con le nuove domande, accetta la sfida dell’ateo ribelle e praticante”. Lo afferma la “Lettera alla parrocchia ‘senza prete’”, il documento finale della 69ª Settimana di aggiornamento pastorale promossa dal Centro di orientamento pastorale (Cop). Da cui esce un invito: “aiutare tutta la comunità a passare dalla collaborazione alla corresponsabilità”.
“Questi discorsi, ispirati al Concilio ecumenico Vaticano II, hanno trovato negli accorpamenti delle parrocchie, divenuti “unità pastorali”, una prima esaltante condizione per poter ridire ex novo la vita parrocchiale”: non un accorpamento di parrocchie ma una progettualità pastorale, con la corresponsabilità di preti e laici su mandato del vescovo, per aprire la chiesa alla missione.Il Cop individua nella “famiglia uno dei soggetti fondamentali della parrocchia senza prete”. “Mettere al centro delle corresponsabilità la famiglia non significa “clericalizzare la famiglia”, ma “riscoprire il senso e il mandato del sacramento stesso del matrimonio, che consacra gli sposi, oltre che a un amore senza se e senza ma fra loro e nella famiglia, a un ministero per la comunità”, che sposta l’attenzione dal compito alle relazioni.Il documento sottolinea infine l’esigenza di una più attenta definizione del ruolo del prete, per il quale si suggeriscono il compito di evangelica vigilanza, l’essere uomo di fede ancor prima che celebrante, il riscoprire il punto di vista sacramentale, l’essere inserito in una comunione di presbiteri. Un prete non è single perché “come ogni persona umana siamo figli di una Trinità”.

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