Papa in Marocco: messa allo stadio, “odio, divisione e vendetta uccidono l’anima della nostra gente”. Vivere da fratelli e non “in base ad una condizione morale, sociale, etnica o religiosa”

“La tentazione di credere nell’odio e nella vendetta come forme legittime per ottenere giustizia in modo rapido ed efficace” è sempre dietro l’angolo. Però “l’esperienza ci dice che l’odio, la divisione e la vendetta non fanno che uccidere l’anima della nostra gente, avvelenare la speranza dei nostri figli, distruggere e portare via tutto quello che amiamo”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della messa di congedo dal Marocco è tornato sul tema della fratellanza, trasversale a tutto il viaggio, come era successo negli Emirati Arabi Uniti. “Solo se siamo capaci ogni giorno di alzare gli occhi al cielo e dire ‘Padre nostro’ potremo entrare in una dinamica che ci permetta di guardare e di osare vivere non come nemici, ma come fratelli”, la tesi del Papa per “superare le nostre miopi logiche di divisioni”. “Tutto ciò che è mio è tuo”, dice il padre al figlio maggiore: “E non si riferisce solo ai beni materiali ma al partecipare del suo stesso amore e della sua compassione”. “Questa è la più grande eredità e ricchezza del cristiano”, ha spiegato Francesco: “Perché, invece di misurarci o classificarci in base ad una condizione morale, sociale, etnica o religiosa, possiamo riconoscere che esiste un’altra condizione che nessuno potrà cancellare né annientare dal momento che è puro dono: la condizione di figli amati, attesi e festeggiati dal Padre”.

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