Migranti: preti e laici scrivono ai vescovi italiani, “fermare cultura intollerante e razzista”

Un gruppo di presbiteri e laici ha scritto una lettera ai vescovi italiani perché intervengano sul dilagare della cultura intollerante e razzista. “Vi scriviamo per riflettere con voi su quanto sta attraversando, dal punto di vista culturale, il nostro Paese e l’intera Europa – scrivono i firmatari, ad oggi oltre 600, in una raccolta firme sul sito dell’associazione Cercasiunfine – . Cresce sempre più una cultura con marcati elementi di rifiuto, paura degli stranieri, razzismo, xenofobia; cultura avallata e diffusa persino da rappresentanti di istituzioni. In questo contesto sono diversi a pensare che è possibile essere cristiani e, al tempo stesso, rifiutare o maltrattare gli immigrati, denigrare chi ha meno o chi viene da lontano, sfruttare il loro lavoro ed emarginarli in contesti degradati e degradanti. Non mancano, inoltre, le strumentalizzazioni della fede cristiana con l’uso di simboli religiosi come il crocifisso o il rosario o versetti della Scrittura, a volte blasfemo o offensivo”. Apprezzando i recenti richiami dei cardinali Parolin e Bassetti sul tema dell’accoglienza, i firmatari chiedono “un vostro intervento, in materia, chiaro e in sintonia con il magistero di papa Francesco”, per “dissipare i dubbi e chiarire da che parte il cristiano deve essere, sempre e comunque, come il Vangelo ricorda”. “Come ci insegnate – sottolineano – nulla ci può fermare in questo impegno profetico: né la paura di essere fraintesi o collocati politicamente, né la paura di perdere privilegi economici o subire forme di rifiuto o esclusione ecclesiale e civile”. “Oggi riteniamo – concludono – che l’urgenza non sia solo quella degli interventi concreti ma anche l’annunciare, con i mezzi di cui disponiamo, che la dignità degli immigrati, dei poveri e degli ultimi per noi è sacrosanta perché con essi il Cristo si identifica e, al tempo stesso, essa è cardine della nostra comunità civile che deve crescere in tutte le forme di “solidarietà politica, economica e sociale” (Art. 2 della Costituzione)”.

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