Consumo di suolo: Ispra/Snpa, trasformazioni costano circa due miliardi di euro tra danni ad ambiente ed ecosistema

Secondo il Rapporto Ispra-Snpa “Consumo di suolo in Italia 2018” presentato questa mattina alla Camera dei deputati, nell’ultimo anno la gran parte dei mutamenti del suolo (81,7%) è avvenuta in zone al di sotto dei 300 metri (il 46,3% del territorio nazionale). Tutto questo ha un prezzo e ammonta a circa 1 miliardo di euro se si prendono in considerazione solo i danni provocati, nell’immediato, dalla perdita della capacità di stoccaggio del carbonio e di produzione agricola e legnose degli ultimi 5 anni. La cifra aumenta, se si considerano i costi di circa 2 miliardi all’anno, provocati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi ecosistemi che il suolo naturale non potrà più garantire in futuro. Tre gli scenari ipotizzati nel 2050 (data stabilita per l’azzeramento del consumo di suolo): il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050. Il secondo stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km2 nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell’ultimo anno. Nel terzo scenario si arriverebbe a superare gli 8mila km2 ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni. “Sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050”.

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