Terra Santa: mons. Bacouni (Haifa) al presidente Israele Rivlin “componente araba carne della carne di questo Stato

“La componente araba è carne della carne di questo Stato, condividendo identità nazionale e culturale che sarà sempre una componente fondamentale della società israeliana. Non è un segreto che la nostra comunità araba manca di sicurezza e integrazione e i nostri villaggi soffrono carenza di terre, case, infrastrutture e contributi alle autorità locali. Speriamo che queste questioni continuino a essere nella sua agenda”. Con queste parole mons. George Bacouni, arcivescovo greco cattolico di Acri, ha salutato il presidente d’Israele Reuven Rivlin nel corso dell’incontro, il quarto della serie, con i capi delle Chiese cristiane di Terra Santa per augurare loro buona Pasqua svoltosi il 24 aprile nella sede dell’arcivescovado melchita di Haifa. Lo riferisce la Custodia di Terra Santa. Mons. Bacouni ha anche fatto gli auguri al presidente Rivlin per i 70 anni dello Stato d’Israele il cui è anniversario è stato celebrato pochi giorni fa. “Non siamo condannati a vivere insieme, è il nostro destino vivere insieme. Cerchiamo di collaborare per il meglio – è stata la risposta del presidente israeliano -, oggi celebriamo insieme il miracolo della vita. Celebriamo insieme perché siamo oggi una sola comunità. Sono orgoglioso dell’impegno di Israele per la libertà religiosa per ogni comunità, sono orgoglioso del forte successo delle comunità cristiane in Israele. Sono orgoglioso della vostra leadership ognuno nella sua comunità”. Il presidente Rivlin ha concluso poi con una preghiera: “Quello che viviamo non è un tempo facile. Aspettiamo sempre la pace e la prosperità in Medio Oriente. Per questo per favore unitevi a me nella preghiera per ognuno dei nostri vicini sofferenti, fratelli e sorelle”. All’incontro ha partecipato anche il sindaco di Haifa, Yona Yahav, che ha ricordato la coesistenza tra popoli che si vive ad Haifa: “Tutti sono mischiati tra di loro e sono felici così”. “Questo esempio deve essere esportato, presidente, perché se è possibile qui, è possibile ovunque”, ha continuato Yahav. Riguardo ai cristiani ha poi concluso: “Siamo fortunati che abbiamo questa comunità nella nostra città”.

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