Rinnovamento nello Spirito Santo: p. Ronchi, “cura o gettatezza fanno l’uomo”

(Pesaro) “Si prese cura di lui: cinque sole parole, che di colpo ci proiettano al cuore delle scelte dell’uomo. Perchè non possiamo neppure cominciare a parlare delle questioni morali, anzi delle questioni umane, finchè non riconosciamo di provare un sentimento di cura per qualcosa o per qualcuno”. Inizia così la relazione del predicatore padre Ermes Ronchi, invitato ad aprire la terza giornata della 41ª Convocazione nazionale del Rns a Pesaro che si concluderà domani. Il religioso analizza la parabola sul buon Samaritano, tema centrale di questa edizione 2018 pensata per la prima volta nelle Marche, e spiega “che la più radicale alternativa nell’esistenza umana, la discriminante della vita si colloca qui: vivere accolti in questo mondo da qualcuno, affidati alle sue cuore” perchè “cura o gettatezza fanno l’uomo” e “tutti siamo diventati umani per rapporto di cuore e di fiducia”. Focalizzandosi sul valore fondante dell’“uomo” e analizzando ciascun personaggio del brano evangelico di Luca, Ronchi spiega che è “il mondo intero a scendere da Gerico a Gerusalemme”,   il sacerdote che vede il moribondo lungo la strada “passa oltre, ma oltre l’uomo non c’è nulla, tantomeno Dio” mentre il Samaritano “uno straniero eretico vede, si commuove, si fa vicino”, con termini “di una carica infinita, che grondano umanità”: un’umanità che “non è possibile senza la compassione, il meno sentimentale dei sentimenti, che non è un istinto, ma una conquista”. Quindi, il riferimento incisivo da parte dello scrittore ai tre verbi chiave della parabola: “vedere, fermarsi, toccare”. “Se vedessimo la terra, l’umanità, la nostra famiglia, la parrocchia, ogni creatura con gli occhi che accarezzano in silenzio e illuminano l’altro, senza seduzione e senza violenza, senza volontà di potere o competizione, quante cose cambierebbero! Le parole nascerebbero lievi e non di pietra”, incalza, sottolinea affermando che “ciò che davvero si prende cura di un sofferente non sono le spiegazioni ma la condivisione, non teorie ma partecipazioni. E poi Gesù tocca, viola la legge, diventa impuro per amore, perchè la misericordia è tutto ciò che è essenziale alla vita”. Di questo amore padre Ronchi declina i “dieci verbi” adoperati nel racconto, “il nuovo decalogo, i nuovi dieci comandamenti, perchè l’uomo sia promosso a uomo, perchè la terra sia abitata da “prossimi” e non da briganti o nemici”. La società odierna, infatti, “non ha bisogno di giudici ma di samaritani” ispirati da quel Gesù Cristo che è autentico “guaritore del disamore, dell’assenza di tenerezza” e “maestro dell’amore felice”.

Agli oltre 10mila partecipanti alla Convocazione nazionale Rns di Pesaro, il frate predicatore chiarisce che “la prima di tutte le malattie, quella che il Signore teme e combatte di più, è la ‘sclerocardia’, la durezza di cuore” da cui salva l’uomo per mezzo della “tenerezza”, l’unica “lingua comune a ogni essere umano sotto ogni cielo, esplicitata in una pluralità di dialetti” che “non si arrende e riaccende il motore del mondo: è tutto qui il Vangelo, ma è la rivoluzione”. C’è poi una seconda piaga, la “piccolezza di cuore”, perchè “non possiamo vivere la fede senza relazioni con gli altri e non possiamo neppure parlare della questione dell’uomo finchè non riconosciamo di provare un sentimento di cura per qualcuno. A questo si somma “la malattia delle maschere”: di fatto, “non siamo liberi perchè abbiamo paura e per liberarci dal peso dei giudizi, degli altri, del nostro e forse anche di Dio, occorre ricordare che non siamo sulla terra per essere perfetti, ma per essere veri”. “Non siamo cristiani per essere immacolati, ma incamminati. Noi e gli altri”, afferma convinto Ronchi, che prosegue il suo intervento nel cogliere altri tre verbi significativi – “avere, salire, comandare” – che si rivelano “malefici nell’esistenza di ogni giorno, in quanto alimentano le passioni tristi”. Come ‘reagire’? La risposta del predicatore è immediata: “Gesù oppone tre termini benedetti, guaritori: dare, scendere, servire, come il samaritano appunto”. Infine, concludendo la spiegazione della parabola evangelica che attraverso “l’arte della prossimità” e “la capacità straordinaria della fede di far sta bene gli altri” rappresenta il cuore dell’appuntamento nazionale di quest’anno promosso da Rinnovamento nello Spirito a Pesaro, il relatore ‘provoca’ l’assemblea con una chiosa più che convincente. “Il dottore della Legge – dice – aveva posto a Gesù una prima bellissima domanda: ‘Cosa devo fare per avere la vita’? La risposta è in un verbo: tu amerai, e in questo racconto in cui è racchiusa la sorte del mondo e il destino di ciascuno. Di seguito, la seconda domanda: ‘Chi è il mio prossimo’? Gesù risponde e invita ognuno di noi a diventare Samaritano, ad aver compassione nella vicinanza, senza condizioni, per trovare la vita”. Alla luce della realtà carismatica di RnS, questa esemplificazione non può che rappresentare dunque “una proiezione in avanti, un contagio luminoso e un vento di fiducia che un mondo nuovo è possibile”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy