Migranti: Mimmo Lucano, “Riace dava fastidio perché era un modello possibile”

“Se è stato possibile a Riace, vuol dire che è possibile ovunque. Ecco perché questo modello dava fastidio”: lo ha detto oggi a Roma Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace, la cittadina calabrese diventata modello innovativo di inclusione degli immigrati e circuito virtuoso per l’economia locale. Lucano è stato arrestato, poi rilasciato, sospeso dalla carica e infine esiliato dal suo Comune, per “impedire la reiterazione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. “Sabato il Gip deciderà se revocare il divieto di dimora a Riace”, ha annunciato Lucano durante la conferenza stampa promossa dalla Fcei, la Federazione delle chiese evangeliche italiane, che ha deciso di sostenere il “modello Riace”. Secondo Lucano “l’equazione migranti/dramma sociale è stata scientificamente costruita per produrre consenso elettorale, e non solo dall’attuale governo”. Riguardo alla sua vicenda giudiziaria, “c’è stata la volontà di porre fine ad un esperimento di successo usando la strategia squallida delle mafie, che è quella di infangare le persone”. Ma come mai, si è chiesto, “si chiude Riace per la mancanza di un timbro e si lascia invece aperta una realtà di degrado e sfruttamento come il lager di San Ferdinando nella piana di Gioia Tauro. Perché lì non si manda nessuna ispezione?”. Il sindaco aveva ripopolato Riace con i migranti e al tempo stesso creato occupazione per la cittadinanza, con un circuito virtuoso di buone pratiche: asilo multietnico, laboratori, botteghe di artigianato, una moneta locale, una scuola, turismo equo e solidale. Si era arrivati a 1.600 abitanti, di cui 700 immigrati. Riace era bella, anche esteticamente: “Ora è una comunità fantasma: sono rimasti 600 abitanti, di cui 100 rifugiati – ha proseguito -. Non ho fatto accoglienza per avere un tornaconto personale. Ciò che mi premeva era fare del bene alle persone che arrivavano e creare opportunità per la comunità locale. Oggi Riace ripiomba di nuovo nella sensazione che il suo destino sia segnato”. Lucano ha ricordato quando è arrivata la nave con i primi migranti: “Il vescovo di allora, mons. Giancarlo Maria Bregantini, mi incoraggiava a cercare un riscatto per la mia terra, soprattutto attraverso la cultura, come faceva don Pino Puglisi, assassinato perché il suo lavoro toglieva ossigeno e consenso alle mafie. Purtroppo con la mia vicenda dolorosa mi sto rendendo conto di cose inimmaginabili, di poteri invisibili e forti in azione”. Stasera partirà a Roma, dal teatro Palladium, la campagna “Riace Premio Nobel per la pace”.

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