Volontariato: Tabò (Csvnet), “la società ha bisogno di fattori di coesione”

“Non possiamo permetterci di vivere nello scontento, perché la società ha bisogno di fattori di coesione. Il mandato ce lo dà il mondo e se teniamo le finestre chiuse rischiamo di non sentirlo…”. Stefano Tabò, presidente di Csvnet, non ha dubbi: oggi creare rete è fondamentale per i Centri di servizio per il volontariato. “Dobbiamo riprenderci l’uso del linguaggio – afferma al termine dell’incontro annuale che si è svolto a Matera – e definire le cose per quello che sono. Chi vive il volontariato in modo egoistico è fuori da esso. Ci sono realtà, anche grandi, che in 40 anni di storie non si sono mai connesse con altre. Non si è volontari solo per condizione giuridica o per aver partecipato a momenti importanti della sua storia. Va superata l’illusione che una volta che sei entrato nel volontariato non ne esci più…”. Con 350 partecipanti da 57 Centri di servizio per il volontariato (su 64 soci) la conferenza annuale di Csvnet, appena conclusa a Matera, è stata una delle più affollate di sempre. “È stata una conferenza che ci ha consolidato, ma senza ingessarci – ha detto Tabò – e che ha confermato il ruolo dei Csv come fonti di conoscenza e non solo di informazione”. Mai come quest’anno, infatti, l’appuntamento annuale di Csvnet – che pure non ha tralasciato gli aspetti più tecnici come la riforma del terzo settore, il bilancio sociale, l’economia collaborativa – è stato così centrato sui principali temi di intervento concreti delle associazioni e degli stessi Csv, e sulla discussione attorno a dati recenti, progetti da avviare o in pieno svolgimento. Particolarmente applaudita la sessione di venerdì 12 ottobre durante la quale Linda Laura Sabbadini ha condotto per mano la platea in una lettura ragionata dei dati sulla povertà economica e sociale. “La crisi – ha affermato – ha colpito soprattutto bambini e giovani, mettendo a dura prova la tenuta della famiglia e che, se ha fatto diminuire la disuguaglianza di genere nel lavoro, lo ha fatto “al ribasso”, riducendo la qualità del lavoro e aumentando il part-time involontario”.
I processi di cittadinizzazione delle persone di origine straniera sono stati al centro dell’intervento del sociologo Maurizio Ambrosini, che ha messo in luce il “volontariato come forma di partecipazione civile e integrazione dal basso”. È toccato al sociologo de La Sapienza Giambattista Sgritta il compito di ragionare attorno alle tre parole del titolo della conferenza, “Scegliere, provocare, connettersi”, insistendo in particolare sul “ruolo politico” del volontariato stesso e sulla necessità di superare la frammentazione all’interno del non profit. Seguito anche l’intervento di Stefano Laffi, esperto del mondo giovanile, che ha ricordato come i giovani oggi non cerchino più l’appartenenza ad un’associazione e che per essi il volontariato è un mezzo e non un fine: “Bisogna mandarli subito ‘in onda’, fare toccare loro con mano il risultato di quello che fanno… le parole vengono dopo l’azione”.

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