Ponti di pace: Riccardi, “non rassegnarci ai muri e agli abissi” significa “credere che molto, che tutto può cambiare”

(dall’inviata a Bologna) – “Costruire ponti di pace, anche di fronte a correnti contrarie, non rassegnarci ai muri e agli abissi, significa credere che molto, che tutto può cambiare”. È un appello a non perdere la speranza quello lanciato da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in apertura ieri pomeriggio, alla Fiera di Bologna, dell’Incontro internazionale “Ponti di pace” che fino al 16 ottobre sta riunendo un centinaio di leader religiosi, rappresentanti del mondo della cultura e della politica sui temi della pace e del dialogo interreligioso. “La preghiera fianco a fianco, senza negare le differenze, il dialogo e l’incontro, come qui a Bologna, manifestano che il futuro vive nel legame tra gli umili cercatori di pace, ovunque realizzabile; che la pace è possibile ed è al fondo di ogni religione, perché è il bel nome di Dio”, ha detto Riccardi. “Non ci possiamo appiattire sul realismo rapido delle notizie, talvolta cattive o false, facendoci prendere dal pessimismo, dall’emotività o dal senso d’irrilevanza di fronte a una confusione o a un male soverchianti. Il pessimismo è un consigliere di morte. L’uomo e la donna di preghiera sanno che il mondo non è consegnato al male, ma sarà liberato perché Dio non l’ha abbandonato”.

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