Giovani e lavoro: Acli, pesano “percorsi biografici e background familiari peculiari”

Come interpretano la propria condizione occupazionale i giovani italiani? Cosa ne pensano del loro presente e del futuro lavorativo? Cosa cercano nel lavoro? Cerca di rispondere a questi e altri quesiti la ricerca “‘Il ri(s)catto del presente’. Giovani italiani, expat e seconde generazioni di fronte al lavoro e al cambiamento delle prospettive generazionali”, di cui è stata presentata stamattina a Roma un’anteprima, in occasione della conferenza stampa promossa dalle Acli, in vista del 50° incontro nazionale di studi delle Acli che si svolgerà a Napoli dal 14 al 16 settembre. L’indagine, progettata dall’Iref e realizzata con la collaborazione del Dipartimento studi e ricerche delle Acli, è stata realizzata tramite una piattaforma di web-survey nel periodo compreso tra aprile e giugno 2017. Per esplorare la condizione dei giovani è stato predisposto un questionario a risposte chiuse, di 55 domande. Nel complesso l’indagine ha raggiunto più di 2500 ragazzi: 1755 sono i giovani italiani (69,7%), 535 i ragazzi che vivono all’estero dal almeno sei mesi, i cosiddetti “expat” (21,2%) e 229 i giovani figli di entrambe i genitori stranieri (9,1%). L’analisi ha individuato delle “sostanziali differenze”, ascrivibili a “percorsi biografici e background familiari peculiari”. La prima considerazione ha riguardato un’opzione biografica sempre più diffusa: la scelta di trasferirsi all’estero; un altro segmento generazionale interessante per capire gli orientamenti dei giovani verso il lavoro è dato dalle cosiddette seconde generazioni (G2), ovvero i ragazzi nati da genitori immigrati in Italia.

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