Vittime di tratta: Ramonda (Apg23), “ci sono molte complicità. Tenere alta l’attenzione su un dramma di tante ragazze, anche minorenni”

Annabelle viene dalla Nigeria, è in Italia da sei anni. È una delle giovani donne che la Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) è riuscita, in trent’anni di attività, a portare via dalla strada liberandola dalla schiavitù. Ha raccontato la sua storia questa mattina, a Firenze, durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa “Un’altra strada è possibile”, staffetta podistica da Firenze a Viareggio per la liberazione delle vittime della tratta a scopo sessuale. Un giorno, ha spiegato, una donna del suo paese le propose di andare in Italia: una signora cerca ragazze per cucire vestiti, le disse. “Abbiamo fatto un rito vudù – racconta – e sono partita”. Pochi mesi dopo era sulla strada, costretta a prostituirsi. Fino a quando una volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII la convinse a cercare un’altra vita. “Avevo paura: per tanto tempo le ho detto ‘ci penso’. Poi un giorno ho detto al capo: vado da un cliente. Sono andata alla stazione, l’ho chiamata, e lei è venuta a prendermi”. Oggi Annabelle vive con altre sei ragazze come lei in una casa della Comunità Papa Giovanni XXIII. Alla conferenza stampa è intervenuto anche Giovanni Ramonda, successore di don Oreste Benzi alla guida dell’associazione: “Don Oreste diceva sempre – ha affermato – che nessuna donna nasce prostituta: qualcuno ce la fa diventare”. Tra i responsabili della tratta, secondo Ramonda ci sono anche i clienti, il silenzio, l’indifferenza: “Ci sono molte complicità. Per questo dobbiamo tenere alta l’attenzione sul dramma di tante ragazze, anche minorenni, a volte costrette a prostituirsi anche durante la gravidanza”.

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