Sale della Comunità: mons. Viganò (Santa Sede), “punto di riferimento per un lavoro sociale e culturale di inclusione”

“La Sala della Comunità è anzitutto un avamposto culturale e sociale, ma anche un ambito capace di generare economia, occupazione e profitto”. Lo afferma mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione (SpC), nel volume “I nuovi Cinema Paradiso” (Vita e Pensiero) che verrà presentato domani all’Università Cattolica di Milano. “Le Sale della Comunità rimangono un luogo importante nel Paese, nonostante in questi decenni il settore dell’esercizio cinematografico abbia attraversato nel suo complesso mutamenti profondi, segnati anche da non poche sofferenze”, osserva il prefetto. Secondo Viganò, “la Sala della Comunità diventa anche luogo di incontro tra credenti, distanti e non credenti, in cui la discriminante non è l’adesione o meno a una fede, ma la disponibilità al confronto sui temi che riguardano l’uomo”. “Con la scelta di ‘stare tra la gente’ la Sala della Comunità non corre il rischio di ridursi a un parcheggio in cui sostare in attesa di proposte interessanti”, evidenzia il prefetto, per il quale “in realtà essa si configura come un soggetto già in grado di offrire una linea culturale, un programma ben impostato di progetti”. Per questo “può veramente diventare il punto di riferimento per un lavoro sociale e culturale di inclusione”. Viganò si sofferma anche sulla figura dell’animatore: bisogna “rendere l’animatore sempre più protagonista dell’ambito culturale e comunicativo nella parrocchia, chiamato a formulare una proposta qualificata e aggiornata”. D’altronde, rileva il prefetto, “sia Papa Francesco sia la Chiesa Italiana orientano in maniera decisa sul tema dell’aumento dello spazio per un laicato impegnato e competente al servizio della comunità, in particolare nell’ambito della comunicazione.

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