Ecuador: il vicepresidente Glas condannato a sei anni di carcere per corruzione nell’ambito della vicenda Odebrecht

Il vicepresidente dell’Ecuador Jorge Glas, fedelissimo dell’ex presidente Rafael Correa e già sospeso dalle proprie funzioni dal presidente Lenín Moreno lo scorso agosto, è stato condannato a sei anni di reclusione dal Tribunale di Quito. Glas è accusato di aver ricevuto tangenti per 13,5 milioni di dollari dalla multinazionale brasiliana delle costruzioni Odebrecht. Glas è il politico di più alto grado nell’ambito dello scandalo Odebrecht, che ha coinvolto buona parte dei Paesi sudamericani e ha finora sfiorato altri numerosi presidenti, ex presidenti e uomini di governo di vari stati. La condanna di Glas traccia un ulteriore solco tra il presidente Moreno (eletto nel febbraio scorso con l’appoggio di Correa) e il suo predecessore, che ieri, appena giunta la notizia, ha twittato: “Hanno condannato un innocente! Una sentenza piena di tante irregolarità dovrà essere trasmessa ai tribunali internazionali, però hanno già raggiunto il loro obiettivo: appropriarsi della vicepresidenza. È lo stesso spartito di quanto accaduto con Dilma, Lula, Cristina (gli ex presidenti brasiliani Roussef e Lula e l’ex presidente argentina Kirchner, ndr). È questione di tempo, i nostri popoli avranno una reazione”.

https://twitter.com/MashiRafael/status/941078716448460800
Nessun commento, invece, da Moreno, in partenza per le visite di Stato in Spagna e Italia. Glas ha già annunciato che ricorrerà in appello. Non ci sono commenti ufficiali da parte della Chiesa dell’Ecuador. Sul suo profilo personale di twitter il portavoce dell’arcidiocesi di Gyayaquil, padre César Piechenstein, scrive: “L’impunità è fertilizzante per maggior corruzione. Un applauso ai giudici che hanno avuto la responsabilità e il coraggio di fare bene il proprio lavoro, nonostante le pressioni e le minacce”.

https://twitter.com/elcuradetodos/status/941069623146971136
Nell’agosto scorso, in un comunicato, la Conferenza episcopale dell’Ecuador aveva scritto che il popolo “soffre sulla propria carne delle conseguenze di una corruzione che, in alcun modo, può restare impunita, poiché sempre l’impunità causa ancora maggiore corruzione”.

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