“Il Cristianesimo non è fare il bene” ma “è vivere di Dio”. Ad affermarlo il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia pronunciata ieri a Genova durante la messa celebrata in occasione della 39ª Convocazione regionale del Rinnovamento nello Spirito. “Nel nostro occidente – ha affermato il porporato – c’è bisogno di proclamare e di testimoniare la dimensione mistica della nostra fede” ricordando che “ogni opera buona e di misericordia è possibile solo in forza della dimensione mistica della fede cioè lasciarci trasfigurare da lui come uomini nuovi”. “Questa novità di vita – ha proseguito – rischia, nel nostro occidente, di essere offuscata, dimenticata quasi mettendo noi al centro con le nostre capacità e buona volontà ma questo è un errore enorme che la Chiesa non ha mai accettato perché l’unico protagonista è Cristo, la fonte perenne del bene”. “Il Cristianesimo – ha proseguito – non è fare il bene, anche altri possono farlo. Il Cristianesimo è vivere di Dio e nella misura in cui ci lasciamo invadere di Dio in Cristo noi possiamo fare il bene”. Infatti, “ogni attività esteriore ogni opera di misericordia non è il risultato della nostra bravura, della nostra capacità, della nostra intraprendenza, delle nostre risorse” perché “ogni opera buona deve essere in noi il riflesso della nostra vita interiore, la conseguenza della nostra visione del mondo, che Dio c’è e si rende visibile attraverso il bene che noi umilmente possiamo mettere in atto”. Per il porporato poi “l’azione più importante la conversione di cui parla Giovanni Battista non è attività ma passività consegnarci a Dio ed è l’attività più difficile ma più alta”. Ricordando il Vangelo letto ieri, il cardinale ha poi affermato che “la Chiesa non deve essere seducente, non deve sedurre, vuole convertire”. Infatti, “la seduzione è una parola umana, la conversione è religiosa” e “la fede è una cosa seria impegnativa esigente ma estremante bella e solo ciò che vale può essere bello”.