Giubileo: Di Maria (Unione induisti italiani), “prova compassione chi ha dimenticato se stesso”

“Da induista non ho mai sentito parlare di misericordia ma solo di compassione. Nell’induismo la compassione deriva dalla concezione di darma che significa legame di interdipendenza e armonia fra gli altri esseri e la natura. La coscienza della sostanziale unità della vita di tutti gli esseri legati all’assoluto”. Così Franco Di Maria, presidente dell’Unione induista italiana, riguardo il tema della misericordia dal punto di vista della religione induista, durante la tavola rotonda “La Misericordia nelle religioni”, nell’ambito del convegno organizzato dall’Ucsi e in corso oggi pomeriggio nella sede dell’Università Lumsa di Roma. “Se riconosciamo noi stessi negli altri, la misericordia o la compassione nasce senza alcuno sforzo – ha aggiunto -. Può provare una vera compassione chi è senza ego e quindi chi ha imparato ad amare e ha dimenticato se stesso. In assenza della distruzione dell’egoismo possiamo praticare solo una finta compassione che rafforza invece il nostro ego. Nell’induismo avere compassione significa esserne consapevoli, serve un’educazione attraverso il distacco che non significa indifferenza ma assenza di egoismo. Significa infine provare delle emozioni lasciandole defluire, cercando le ragioni che le hanno originate e separare il vero io dal corpo”.

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