“Noi siamo a porte aperte. Noi facciamo questo lavoro per cercare di rendere meno povere le persone, è fondamentale. Cercare di arricchire le persone e imparare dai poveri”, sono le parole di Pietro Valsecchi, numero uno di Taodue, gruppo Mediaset, che intervenendo a Roma alla conferenza stampa di presentazione del loro film “Chiamatemi Francesco”, ha così risposto aggiungendo “assolutamente sì” alla domanda del Sir “Quindi un giorno magari potremo vedere una sede dismessa di Mediaset aperta ai poveri?”.
“Abbiamo imparato tanto dai poveri in questi due anni”, ha aggiunto Valsecchi: “Dobbiamo aiutare sempre gli altri, la forchetta non può essere così lontana: io ho tanto e tu non hai niente”.

Dichiarazioni arrivate subito dopo l’illustrazione di quanto sia rimasto toccato emotivamente dall’esperienza vissuta in Argentina per girare il film. Testimonianze che gli hanno aperto gli occhi sul Papa. “Si è messo a disposizione dei poveri – racconta Valsecchi -, dei veri poveri, che non sono i poveri come li vediamo noi ma sono i poveri che anche i poveri rifiutano, quelli sono gli ultimi del Papa. Questa cosa è stata un esempio molto importante, ci ha emozionato questa storia del Papa. La grandezza di questo uomo che scopriamo ogni giorno. Adesso è più facile perché il Papa ha fatto tante cose, ma quando abbiamo fatto il film non aveva ancora fatto alcun viaggio in tutto il mondo, era lui che si era presentato e abbiamo scoperto il perché fa queste cose”.
Una sensibilità che il produttore confessa di possedere da sempre: “Io sono sempre stato così, in tutta la mia storia in tutti i miei film. Ho fatto film mirati a persone che possono dare l’esempio a noi. È una scelta di contenuti. È una scelta di vita, una filosofia di vita. Non avrei mai fatto un film del genere, non ne avevo bisogno fondamentalmente. Ne avevo bisogno io: per mostrare a me, per capire meglio me e per arricchirmi e, allo stesso tempo, anche per i giovani”.