Convegno Ucsi: Rodotà (giurista), “ricostruire Europa della misericordia, ospitare i migranti”

“Il lessico giuridico è allergico a parole come misericordia e amore, ma usa altre parole come cooperazione, equità e dignità sociale, credo ben espresse nella nostra Costituzione all’articolo 36”. Lo ha dichiarato Stefano Rodotà, giurista e docente emerito della Sapienza, nell’ambito del convegno organizzato oggi a Roma dall’Ucsi sul tema della misericordia. “La povertà materiale ha osservato Rodotà – rischia di distruggere la vita libera ed evoca un bisogno di misericordia e fratellanza. Ricordo che negli anni Sessanta si aprì una discussione sulla fine delle povertà materiale e la necessità di concentrare la discussione su quella spirituale. La previsione purtroppo si è rivelata infondata”, visti i milioni di poveri assoluti fra cui tantissimi bambini, “ma si è rivelata lungimirante per la crescita di quella spirituale”. Nel suo intervento, il giurista ha citato più volte l’opera di Montesquieu: “Come oggi – ha dichiarato – Papa Francesco riflette sui bisogni del mondo, Montesquieu aveva individuato i bisogni a cui dare risposte attraverso il concetto di una misericordia che ha bisogno delle sue istituzioni per rendersi operativa. Oggi, in un contesto in cui lo stato sociale è scomparso, non ci può essere misericordia senza una cultura diffusa che nasce dalla capacità di ciascuno di trovare la sua misericordia”. Rodotà ha inoltre toccato due temi importanti: la solitudine degli anziani e la dignità della persona. Il costituzionalista ha infine concluso il suo discorso sull’attualità europea. “La misericordia – ha osservato – è un programma universale e una sfida permanente. L’Europa della misericordia la dobbiamo ricostruire a cominciare dall’ospitare gli stranieri perché nella sua Carta dei diritti, l’Europa si è dotata del principio della solidarietà ma oggi ce n’è poca per colpa dei muri di filo spinato. In passato i politici ispirati ci hanno messo al riparo dalle separazioni. Oggi rischiamo di vedere nell’altro non il fratello ma il nemico”.

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