Papa in Kenya: ai giovani, vincere il tribalismo con “l’ascolto, il cuore, la mano”

“Il tribalismo può essere vinto soltanto con l’ascolto, con il cuore e con la mano”. È la “risposta” di Papa Francesco alla prima delle sei “sfide” al centro delle domande che questa mattina gli hanno posto due rappresentati dei 70mila giovani che lo hanno incontrato allo stadio Kasarani a Nairobi. Oggi, terzo e ultimo giorno in Kenya, Francesco ha ricevuto in dono da alcuni giovani un rosario, “simbolo – gli hanno spiegato offrendoglielo a nome di tutti – dei tanti rosari pregati in questi mesi” in attesa della sua visita. Nel suo discorso, pronunciato interamente a braccio in lingua spagnola, il Papa ha osservato che il tribalismo “distrugge una nazione, vuol dire tenere le mani nascoste dietro di noi e avere una pietra in ogni mano per lanciarla contro l’altro”, ma che di fronte alle difficoltà della vita si può scegliere tra il “cammino di distruzione” e l’opportunità di superarle. “Se voi non vi ascoltate e dialogate tra voi – il suo monito – ci sarà sempre il tribalismo come un tarlo che corrode la società. Ieri, per voi facciamo oggi, è stata dichiarata una giornata di preghiera e riconciliazione”. Di qui l’invito a “prenderci tutti per mano contro il tribalismo. Tutti siamo un’unica nazione”, ha ripetuto due volte prendendo le mani dei due giovani che gli avevano rivolto le domande, uno per parte, e invitando tutti ad imitarlo. Non deve essere però “solo un gesto momentaneo – ha precisato – Sconfiggere il tribalismo è un impegno di tutti i giorni, un lavoro dell’udito, del cuore e della mano”.

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