Il fiume e il cantiere

Il fiume Stura, che unisce Cuneo e Fossano, è stato scelto come immagine simbolo per illustrare il percorso di accorpamento delle due diocesi guidate da mons. Piero Delbosco. Un cammino che non è iniziato oggi e che in questi anni ha già dato frutti, fatti di collaborazioni, di progetti comuni. Momenti di incontro e confronto. Ora però quel cammino entra nel vivo e in una fase più operativa

Un fiume che raccoglie acqua dai monti, da mille rivoli che si uniscono per scendere a valle in un corso d’acqua che cresce e diventa sempre più grande, e che porta vita, attraverso i canali costruiti dall’uomo, anche là dove l’acqua scarseggia. Il fiume è stato scelto come immagine simbolo per illustrare il percorso di accorpamento delle due diocesi di Fossano e Cuneo. Un cammino che non è iniziato oggi e che in questi anni ha già dato frutti, fatti di collaborazioni, di progetti comuni. Momenti di incontro e confronto. Ora però quel cammino entra nel vivo e in una fase più operativa. Lo ha detto il vescovo nell’assemblea interdiocesana dei giorni scorsi. Una serata con diversi stimoli per la riflessione. A partire dal piccolo momento di preghiera nel santuario di Cussanio. Spoglio, senza banchi e senza arredi in vista degli imminenti lavori di restauro. Forse anche la Chiesa di persone ha bisogno di spogliarsi, tornare all’essenziale e ristrutturarsi.
Riscoprendosi un cantiere aperto. Un corpo che necessita di continue attenzioni e cure. E poi il fiume, appunto. Quello scelto come immagine nell’esortazione del vescovo in questo cammino verso la diocesi unica. Il fiume Stura che unisce Cuneo e Fossano, che segna la storia di questo territorio di cui è testimone dalla notte dei tempi. Fiume fatto di affluenti, di contributi che via via lo arricchiscono. Lo modificano, pur non cambiandone l’essenza. Non sarà un percorso lineare neppure l’accorpamento. Come il fiume avrà delle anse, magari qualche sbarramento. Ci saranno momenti di grandi portata, magari di piena, altri in cui l’acqua sembrerà esaurirsi, come capita nei periodi di secca. E servirà costruire ponti per unire le due rive facendo in modo che ci si possa incontrare. Tra le domande poste al vescovo: “Cosa cambierà per i fedeli, se ne accorgeranno dell’accorpamento?”. Come dire “Cambierà qualcosa, tutto, o niente”? Cambierà nulla o poco se si tratterà solo di una riorganizzazione logistica, sarà una vera occasione se ci permetterà di ripensare il modo di testimoniare. Di essere quella Chiesa in uscita invocata da Papa Francesco.

(*) direttore “La Fedeltà” (Fossano)

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