Un kg di plastica in meno

Ben venga la manifestazione degli studenti, venerdì prossimo, per sensibilizzare sui temi ambientali. Ma è nelle scelte quotidiane, dal voto politico e amministrativo (sì, perché i politici li scegliamo noi) ai prodotti che acquistiamo al supermercato o alla bottega di vicinato, allo sforzo di informarci con senso critico sul reale stato delle cose, che parte il cambio di cultura, l’azione concreta per salvare il futuro nostro, dei nostri figli, della Madre Terra

Il ghiacciaio del Monte Bianco che scioglie e rischia di collassare è soltanto uno dei tanti termometri del surriscaldamento globale. Come i ghiacciai millenari della Groenlandia o quelli artici. L’aumento di uno/due gradi di temperatura globale preannuncia conseguenze gravi in tutti i continenti. Con eventi estremi particolarmente devastanti che già vediamo ripetersi anche alle nostre latitudini.
Tutto questo mentre l’inquinamento dell’aria danneggia la salute degli esseri umani, degli animali e delle piante. E nei mari plastiche e microplastiche soffocano ambienti marini e fauna ittica, fino a presentarsi nei nostri piatti quando consumiamo pesce.
Questi e mille altri disastri ambientali non accadono soltanto in Sud America o in Africa, ma anche a casa nostra, nelle nostre pianure agricole, nelle valli e nei fiumi.
Si può discettare all’infinito sulle responsabilità, fino a mettere in discussione l’etica di una civiltà – la nostra – fondata sul binomio produttività/consumi e sorretta dal valore dell’arricchimento come (quasi) unico obbiettivo dell’esistenza. Si possono stigmatizzare gli allarmismi interessati di gruppi politici e finanziari, ma non possiamo più disconoscere l’evidenza: lo stato di salute della casa comune non è buono. La Terra è malata, ha la febbre alta.
Per capirlo non è necessario rifarsi a Greta Thunberg o agli allarmi dell’Onu. È sufficiente guardarci intorno: i ghiacciai delle Alpi che sciolgono, le sofferenze delle piante, dei frutteti, degli orti e delle siepi o delle api. Il diffondersi di malattie nuove delle piante e degli uomini.
La Terra è dunque perduta? Il catastrofismo non è una risposta sana né accettabile. Perché lascia intendere che non si può fare nulla: così va il mondo, di male in peggio, non ci resta che adeguarci. Che dopo l’errore e il disastro non ci sia più futuro.
Ma è davvero così?
La storia sembra insegnare altro. Che dopo ogni caduta è possibile un ri-inizio. Che quando prende coscienza delle cose, l’uomo ha la capacità di correggersi e rimediare. Cambiare direzione. Convertirsi.
È possibile anche oggi cambiare questa “cultura” che guida il nostro agire quotidiano e reimparare a prenderci cura, responsabilità e rispetto della casa comune?
È la domanda che interpella tutti quanti. Le grandi potenze mondiali, la politica e i politici che hanno il potere decisionale. Le grandi multinazionali e chi le guida come le piccole aziende industriali, artigianali e agricole del cuneese. Le abitudini quotidiane nostre, delle nostre famiglie e comunità.
Ben venga la manifestazione degli studenti, venerdì prossimo, per sensibilizzare su questi temi. Ma è nelle scelte quotidiane, dal voto politico e amministrativo (sì, perché i politici li scegliamo noi) ai prodotti che acquistiamo al supermercato o alla bottega di vicinato, allo sforzo di informarci con senso critico sul reale stato delle cose, che parte il cambio di cultura, l’azione concreta per salvare il futuro nostro, dei nostri figli, della Madre Terra.
Da vent’anni a fine settembre con un centinaio di amici ci ritroviamo a Sant’Anna di Vinadio per ricordare un amico “speciale” scomparso in giovane età. Da tradizione: messa e polentata con contorni di stagione, buone bottiglie e buona compagnia. Ognuno mette qualcosa di suo per la festa comune. Chi cura il servizio cuoce polenta e spezzatino, prepara la tavolata. Per abitudine “culturale”: tovaglie di carta variopinta, piatti, bicchieri e posate di plastica. Domenica 22 settembre 2019 due giovani (non giovanissimi) si sono presentati con piatti in ceramica, bicchieri di vetro e posate in metallo. A fine pranzo le hanno rimesse in borsa e se le sono riportate a casa.
Se tutti avessimo fatto come loro, avremmo avuto un kg di plastica in meno da smaltire.
Un buon inizio per cambiare.

(*) direttore “La Guida” (Cuneo)

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