Dalla vita al cinema

Due belle storie nate in Veneto si apprestano a girare l'Italia dopo essere sbarcate entrambe al Festival del Cinema di Venezia come film. Sono quelle raccontate da Giacomo Mazzariol nel libro "Mio fratello rincorre i dinosauri" e da Fulvio Ervas in "Se ti abbraccio non avere in paura" ora sul grande schermo con il titolo "Tutto il mio folle amore". Sono due storie belle in sé che ricordiamo perché, per chi vive tra Veneto e Friuli, non rappresentano che la punta di un iceberg familiare: la cura e la dedizione alla disabilità sono di casa

Scena tratta da "Tutto il mio folle amore"

Dalla vita alla libreria e ora al cinema: due belle storie nate in Veneto si apprestano a girare l’Italia. Lo avevano in parte fatto quando, ciascuna per la sua strada, erano state scritte. Adesso sono sbarcate entrambe al Festival del Cinema di Venezia come film. Due storie da libro cuore ma vere e vicine.
La prima è quella di una famiglia nella quale arriva il quarto figlio. I genitori lo annunciano ai fratelli vestendo di specialità la sua diversità, tanto che a casa i bambini lo credono un alieno. La storia è nata da un racconto scritto per la scuola da Giacomo, il fratello grande di Giovanni nato con la sindrome di Down. Il testo è talmente disarmante, insolito e divertente, che lo incoraggiano a farne un libro. E a diciannove anni Giacomo Mazzariol pubblica “Mio fratello rincorre i dinosauri” (Einaudi, 2016). Un caso editoriale da 150mila copie e centinaia di presentazioni nelle scuole, merito di una penna fresca e leggera quanto della verità che gronda dalle sue pagine. Anche dure – Giacomo, vergognandosi di quel fratellino troppo strano per un periodo ha pure finto che fosse morto – ma autentiche come poche. Con lo stesso titolo il cinque settembre è stato presentato il film: regia di Stefano Cipani, interpreti Alessandro Gassman e Isabella Ragonese. La storia mette al centro come ci si sente a vivere con un fratello Down. Tra il riso e il pianto, Giacomo matura la convinzione: sì, la spiegazione dei suoi era stata la migliore possibile e suo fratello è davvero l’essere più speciale che lui abbia mai conosciuto.
La seconda storia è quella scritta da Fulvio Ervas col titolo “Se ti abbraccio non avere in paura” (Marcos Y Marcos editore, 2012). Racconta la vicenda di Franco, un padre coraggio che, come un nuovo cavaliere dalle imprese impossibili, parte dalla sua Castelfranco per l’America per un giro in moto di tre mesi con Andrea, figlio ventenne bellissimo e inarrivabile, chiuso dalla corazza dell’autismo, che lui cerca in ogni modo di forzare. Come libro ha vinto un sacco di premi, ora con il titolo “Tutto il mio folle amore” è un film che vanta la regia di Gabriele Salvatores.
Sono due storie belle in sé che ricordiamo perché, per chi vive come noi tra Veneto e Friuli, non rappresentano che la punta di un iceberg familiare: la cura e la dedizione alla disabilità sono di casa. Autismo e Pordenone sono legate: qui c’è un centro che è stato il primo per la diagnosi a livello nazionale e ancora è una fucina di sperimentazione e amore. Lo stesso dicasi per la sindrome di Down: la città è stata pioniera dell’autonomia abitativa grazie ai ragazzi della Casa al Sole.
E poi ci sono le tante realtà sparse nel territorio: dalla Cjasa Luna di San Giovanni al Piccolo Principe di Casarsa, da Il Gabbiano Jonathan di Fossalta a Il Ponte di Ghirano, solo per dirne alcune. Quanto bene si compie ogni giorno senza libri e senza film.
Ma i film sono i benvenuti se sensibilizzano chi deve stanziare fondi e aiuti, indispensabili a supportare esistenze più fragili ma non meno ricche che, al momento, sono spesso lasciate alle sole forze delle famiglie, luoghi dove simili miracoli possono ancora accadere.

(*) direttore “Il Popolo” (Concordia-Pordenone)

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