Elezioni di maggio

L’appuntamento del 26 maggio è da tempo preparato e atteso in Italia come uno spartiacque tra il prima e il dopo di questo governo e di questa legislatura. A livello europeo la battaglia che sembra delinearsi è quella tra convinti “europeisti” e aspiranti populisti-sovranisti. Mentre l’obiettivo di tutti dovrebbe essere una sintesi - difficile, ma necessaria - tra esigenze nazionali e urgenze comunitarie di fronte alle impellenti sfide internazionali

Nella campagna elettorale permanente che caratterizza la vita socio-politica del nostro Paese, specie in quest’ultima fase, stiamo avvicinandoci ad una data determinante. Dopo le regionali di Abruzzo, Sardegna, Basilicata, dopo il mini-test elettorale di domenica scorsa in 34 Comuni siciliani – in attesa di altre elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria (tra novembre e dicembre) -, abbiamo alla fine di questo mese un appuntamento-picco con le elezioni regionali in Piemonte, le elezioni in quasi 4.000 comuni (il 50% del totale), compresi 26 capoluoghi di provincia (tra cui 5 anche capoluoghi di regione) e – soprattutto – le elezioni europee che quest’anno si annunciano molto più significative e combattute rispetto alle scadenze precedenti. Un’occasione davvero ghiotta per le formazioni di governo (in perenne competizione fra loro) e di opposizione (in cerca di qualche riscatto), e al tempo stesso un compito impegnativo per la vasta platea di elettori italiani che si salda con quella amplissima degli elettori europei in una fase cruciale per il futuro dell’Unione. L’appuntamento del 26 maggio è da tempo preparato e atteso in Italia come uno spartiacque tra il prima e il dopo di questo governo e di questa legislatura, con la Lega pluripremiata nelle svariate votazioni di questo 2019 (in schizofrenica compagnia del suo vecchio centrodestra…) e il M5S severamente ridimensionato dai cittadini rispetto al suo consistente peso parlamentare. Lo sguardo si allarga appunto al continente europeo, o meglio ai 27 (28?) Stati dell’Ue che rinnoveranno il parlamento di Strasburgo-Bruxelles determinando i futuri sviluppi (o regressi…) dell’Unione. La battaglia che sembra delinearsi è quella tra convinti “europeisti” e aspiranti populisti-sovranisti (diversamente coalizzati, in parte anche gli uni contro gli altri…). Mentre l’obiettivo di tutti dovrebbe essere una sintesi – difficile, ma necessaria – tra esigenze nazionali e urgenze comunitarie di fronte alle impellenti sfide internazionali. Eventi recenti (ad es., l’incendio della cattedrale di Parigi dedicata alla “Notre Dame” Maria) hanno fatto evocare – come ha osservato qualcuno – le radici cristiane che caratterizzano la storia del continente. In realtà, la stessa bandiera dell’Ue con il suo azzurro intenso scandito da 12 stelle è un richiamo (esplicito per l’autore del bozzetto, implicito per quanti – forse inconsapevoli – l’approvarono nella festa dell’Immacolata del 1955!) alla “donna dell’Apocalisse” che trionfa sul male. Coincidenza vuole che andiamo a votare proprio nel mese dedicato a Maria: ci viene spontaneo l’augurio (e la preghiera…) che ella continui a proteggere la nostra Europa e quanti, esplicitamente o implicitamente o inconsapevolmente, senza distinzioni, hanno bisogno della sua luce e del suo aiuto.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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