Viviamo in un Paese dalla protesta facile? Alcuni commentatori rispondono immediatamente sì, altri appaiono più prudenti, altri ancora ‘giocano’ sulla incertezza fra il sì e il ni.
Di fatto le proteste – e qui non mi rifaccio a quelle di ordine sindacale, piuttosto a quelle della ordinarietà quotidiana – sono diffusissime e forse non sempre ‘facili’ come sembra. Alcuni esempi: la presenza (provata) di formiche su barelle o letti d’ospedale, come è capitato recentemente di constatare, i tempi biblici per certe visite in alcuni ospedali, i ritardi spesso incomprensibili di treni, non solo pendolari, le attese (interminabili) di pagamenti-restituzioni da parte dello Stato, le molte strutture abbandonate, pur costate carissime per la loro realizzazione, i rimpalli di responsabilità su impegni e relativi tempi di intervento e su competenze.
Si accumulano le proteste ma sovente non si vedono risultati positivi. Talvolta accade che taluni problemi, piccoli o grandi, minori o importanti, si avviino a soluzione dopo anni di (colpevole) stagnazione burocratica, soltanto grazie a segnalazioni pressanti e inchieste della stampa o interventi della trasmissione tv ‘Striscia la Notizia’. Se fa bene sentire dell’esito positivo di un problema irrisolto per anni e improvvisamente… recuperato alla memoria degli uffici competenti, tuttavia resta l’amarezza di azioni tardive ed eseguite solo dietro sollecitazione. Da giornalista trovo significativo il valore premiante di un testo pubblicato, e legato al ruolo e alla funzione della stampa, ma non posso esimermi da cittadino dal restare basito rispetto a negligenze che si storicizzano o sono sottovalutate o dimenticate.
Se accade che in taluni casi l’autorità pubblica riconosca la propria responsabilità e chieda scusa per mancati adempimenti, talvolta, pur se in rari casi fortunatamente, si ascoltano dichiarazioni di insofferenza, come se il cittadino fosse un… rompiscatole e non un utente da servire con disponibilità.
Nella nostra cultura democratica qualche volta sembra venir meno la doverosa attenzione alla protesta, se questa è seria, fondata e responsabile: non prenderla per il verso dovuto, e magari contestarla pregiudizialmente in via politica senza conoscerne a fondo la motivazione, apre uno squarcio (doloroso) nella democrazia di fatto. Che è tale – lo ricordo – se rispetta tutte le posizioni, minime o negative, nelle quali il cittadino sperimenta la qualità del contatto pubblico al fine di positive risoluzioni.
(*) già direttore “Il Popolo cattolico” (Treviglio)