L’albero nel deserto

Ci sono imprese non profit le quali, lungi dall’andare in crisi, hanno saputo fare resilienza meglio di imprese profit. Così, per esempio, tra il 2011 e 2015 in Italia le non profit sono cresciute dell’11,6% e contano oggi più di 5 milioni di addetti. È un settore in espansione in un contesto recessivo. Sono imprese con modelli organizzativi comunitari e collettivi in cui, oltre che il giusto profitto, si generano anche legami sociali

C’è un proverbio che dice: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”, per giustificare che le tragedie, i danni, le corruzioni fanno più notizia di quanto non ne facciano le cose buone. Quando è una foresta a cadere, però, forse un nuovo germoglio di quercia nel deserto può fare notizia. Siamo spettatori di una crescita di risentimento e rabbia.
In Italia è stato più volte rilevato dalle ricerche del Censis, e vediamo questi fenomeni crescere anche in Spagna, Francia, Inghilterra. Sono soluzioni peggiori del male. Non c’è la serenità per affrontare le situazioni, studiarle nelle sue origini, vederne le cause e cercarne i rimedi veri. La rabbia ci spinge fra le braccia di chi sa sfruttare sentimenti negativi e propone di chiudere i confini. Così speriamo di risolvere tutto, isolandoci e proclamando la nostra identità.
Nel deserto un albero che cresce fa notizia. Si comincia a notare che ci sono imprese non profit le quali, lungi dall’andare in crisi, hanno saputo fare resilienza meglio di imprese profit. Così, per esempio, tra il 2011 e 2015 in Italia le non profit sono cresciute dell’11,6% e contano oggi più di 5 milioni di addetti. È un settore in espansione in un contesto recessivo. Sono imprese con modelli organizzativi comunitari e collettivi in cui, oltre che il giusto profitto, si generano anche legami sociali. Il primo che introdusse l’idea di questa economia civile, come lui la chiamò, fu un prete, Antonio Genovesi, docente di filosofia a Napoli nella seconda metà del ’700. L’idea fondamentale è che l’homo oeconomicus si nutre anche di relazioni, motivazioni, fiducia. L’attività economica ha bisogno di virtù civili, deve essere finalizzata al bene comune, non esclusivamente all’egoismo individuale. Questo concetto, rilanciato dalla scuola di Friburgo alla fine degli anni ’30, si contrapponeva al dirigismo della politica, per un’economia in equilibrio fra libertà e giustizia. La dottrina sociale della Chiesa si è intrecciata con queste idee. Ora c’è una nuova attenzione attorno a questo tema dovuta all’attività di Papa Francesco, il quale ripetutamente ha indicato l’avidità e la tirannia del denaro come origine della lunga crisi finanziaria ed economica. Su questa realtà ha fatto un’indagine anche il Corriere della Sera, che il 18 e 19 febbraio ha dato notizia dei buoni risultati delle imprese di economia sociale in Sicilia. Farà iniziative simili a Bologna, Napoli, Bari, Milano. Sono “esperienze di rinascita e di rivoluzione silenziosa”, questa è la buona notizia, l’albero nel deserto.

(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)

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