Un piano condiviso per rilanciare la provincia di Pavia

Il rilancio passa attraverso alcuni punti fondamentali, come la realizzazione di nuove infrastrutture (servono più che mai ponti e strade per attirare altre aziende e far circolare le merci) e il recupero delle aree dismesse. Non c’è più tempo da perdere. Se Pavia ci crede, può tornare a risollevare la testa in Lombardia, in Italia e nel mondo.

L’ intervento con cui il presidente Nicola de Cardenas ha aperto, lunedì 12 novembre nello stabilimento della “Balma, Capoduri & C. Spa” di Voghera, l’assemblea generale di Confindustria Pavia, ha messo a fuoco problemi e prospettive del nostro territorio. A colpire negativamente sono i risultati della ricerca sulla competitività della provincia di Pavia, che l’associazione degli imprenditori ha commissionato all’Università e alla Fondazione Romagnosi. Nel dopoguerra la nostra provincia era la più industrializzata della Lombardia dopo Milano. Oggi siamo ultimi in Regione nella classifica di Pil (Prodotto interno lordo) per abitante, 73esimi in quella della qualità della vita del “Sole 24 Ore” e ultimi, sempre in quest’ultima graduatoria, nel centro-nord. Dati sconfortanti. Tuttavia abbiamo le possibilità per riemergere.
A indicare la strada per il rilancio è stato lo stesso Nicola de Cardenas, proponendo un piano strategico condiviso da tutti gli attori coinvolti: istituzioni, politici, imprenditori, sindacati, università, sanità, agricoltura. Un piano che passa attraverso alcuni punti fondamentali, come la realizzazione di nuove infrastrutture (servono più che mai ponti e strade per attirare altre aziende e far circolare le merci) e il recupero delle aree dismesse. Il presidente di Confindustria Pavia ha spiegato che “non fare il nuovo Ponte della Becca costa 75 milioni l’anno, e non fare la Vigevano-Malpensa altri 162 milioni”. Non c’è più tempo da perdere. Se Pavia ci crede, può tornare a risollevare la testa in Lombardia, in Italia e nel mondo.

(*) direttore “Il Ticino” (Pavia)

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